Krueger

i ruggiti dell'anima

di Leo Altoriso

17 - legati

Diventava quasi un appuntamento quotidiano quello di trovarsi al bar sotto lo studio di Verdiana per prendere un caffè; a volte poi saliva, da solo o con lei, per passare qualche ora in quell'appartamento che era diventato un rifugio importante. Abituato a vivere in ambienti comunitari con una netta divisione tra lo spazio pubblico e il limitato spazio privato dove, comunque, chiunque poteva chiedere di avere accesso, utilizzare quell'appartamento risultava invece riposante e sicuro, uno spazio che, nella parte privata, era condiviso solo da lui e Verdiana.

Verdiana era rimasta molto incuriosita dall'abbazia 'dei tacchi a spillo', quella in cui lui voleva portarla per approfondire la fascinazione di quel tipo di calzature. Da quando l'aveva conosciuto il suo mestiere era in parte cambiato; non certo nella pratica, per la quale aveva ormai conquistato una buona sicurezza ed una abilità che le dava soddisfazione, quanto piuttosto per il modo con cui vedeva le sessioni ed i clienti.

Le sessioni erano ritornate a darle il gusto dei primi tempi, spazzando quel velo di noia e abitudinarietà che a volte si insinuava nei suoi pensieri; ricominciava a voler scandagliare l'animo delle persone per scovarne i punti sensibili, per portarli vicino ai loro limiti, farglieli sperimentare e poi, eventualmente, superarli e far scoprire loro altri limiti e desideri per renderli più felici e, ora aveva scoperto, più vicini a sè stessi, anche considerandolo da un punto di vista esterno al proprio; le spiegazioni sulla simbologia glielo confermavano. Era stata sempre convinta di agire per il bene dei propri clienti, per la loro liberazione da timori e pregiudizi, ma si sentiva un po' sola in tutto questo vivendo in un mondo recintato che aveva pochi collegamenti chiari con tutto ciò che ne stava al di fuori.

Ora le parole di Krueger sembravano confermare la forza e verità delle passioni con cui lavorava ed a collocarle in una normalità delle espressioni dell'essere umano della quale lei era sempre stata convinta ma con la quale si era sempre dovuta scontrare con il mondo 'esterno' che le considerava eccezionali perversioni patologiche piuttosto che normali espressioni.

Aveva conosciuto bene casi in cui, invece, le passioni erano chiaramente patologie; proprio grazie all'esperienza era riuscita a riconoscerle immediatamente e a declinare rapporti con clienti di quel tipo indirizzandoli verso un approccio di cura clinica.

Aveva capito fin dai primi passi che l'ambiente dei rapporti fetish e sadomaso non brillava certo per numero di neuroni in circolazione; rischiava di trovarsi spesso in ambienti degradati e con persone che chiedevano di dare sfogo ai propri istinti abdicando all'uso del cervello, anzi, evitandolo accuratamente per non doversi fare un esame di coscienza dal quale uscirne penosamente colpevoli. Solo la selezione della clientela, a cominciare dalla prima, obbligatoria, telefonata di contatto prima dell'incontro, era riuscita ad evitarle il peggio; tuttavia i neuroni in circolazione continuavano ad essere meno di quanto lei desiderasse, ambiva a rapporti personali più qualificati con i clienti e con il suo ambiente, più significativi, e per questo le chiacchierate con Krueger diventavano una gioia per la mente e l'accompagnavano durante il lavoro.

Cercava i ritagli di tempo con i quali riuscire a chiacchierare; aveva capito che anche per lui la compagnia era gradita e che si stava formando una intesa che andava un poco oltre i normali rapporti personali tra conoscenti; notava quanto lui fosse interessato al suo 'mestiere' anche se non capiva bene fino a che punto e a che scopo.

Se avesse semplicemente voluto diventare un suo cliente ne avrebbe già espresso il desiderio; no, non era questo il suo scopo, o per lo meno non era quello principale, ci doveva essere qualcos'altro di più intrigante, si sentiva interrogata nella sua persona quando lui gli agganciava gli occhi e le catturava lo sguardo, come se si fosse affacciato alla sua anima e avesse visto qualcosa di bello e grande che neanche lei conosceva e glielo stesse poco a poco svelando.

Sentiva inoltre avvicinarsi pericolosamente il sentimento con il lavoro e questo le dava una specie di brivido di gioia misto a paura e insicurezza; teneva a bada la sensazione per quanto possibile, ma capiva che quel falso prete la stava colpendo nel profondo.

Così quel mattino lei lo provocò un poco.

"Mi hai promesso di portarmi a quell'abbazia per parlare dei tacchi..."

Poi ricordando il modo con cui ne aveva stretta una nel palmo della mano:

"... mi sembra che potrei avere delle lezioni da un vero esperto e, sai, bisogna sempre fare corsi di approfondimento per tenersi aggiornati sul proprio lavoro!"

"In questo periodo sono abbastanza libero, possiamo andarci quando vuoi. Mi porto però dietro l'abito talare, potrebbe essere utile per aprire qualche porta in più"

"Ok, va bene. Anch'io potrei portarmi dietro un costume da suora in latex che ho sopra... che ne dici, potrebbe aprirci qualche porta in più?"

Lui si fece serio, e rispose

"Verdiana, sei pazza? Con questo caldo! Moriresti!"

E si misero a ridere entrambi come ragazzini.

"Ok, allora niente sexy suora in latex, magari mi vestirò così per te un'altra volta."

Chinò il capo per guardarlo da sopra gli occhiali e registrarne la reazione, ma non notò cambiamenti.

"Verrò vestita in modo più... tradizionale. Prendo l'auto io e passo a prenderti."

La mattina di luglio stava passando dal fresco al caldo quando lei si recò all'appuntamento: passò a prenderlo davanti alla scuola per andare a quella che nei suoi pensieri era diventata l'abbazia-dei-tacchi-a-spillo, quella che secondo lui ne avrebbe svelato il significato simbolico.

Lui stava uscendo dal portone principale, circondato da un gruppo di ragazzi; erano alcuni dei maturandi che si erano fermati per un ultimo ripasso o, semplicemente, per sdrammatizzare l'ansia da esame con qualche chiacchiera. Lei notò che l'aveva vista e si fermò in disparte per non dare troppo nell'occhio, osservandolo.

Scherzava tranquillo con i ragazzi; si vedeva che si trovava a suo agio, si lasciava prendere amabilmente in giro, ma notò che quando assumeva un atteggiamento più serio per addentrarsi in qualche spiegazione i ragazzi si ammutolivano subito per starlo a sentire con attenzione.

Visto da fuori, dall'esterno, era ancora più interessante mentre spiegava. Lo sguardo alto, fiero, trasmetteva serietà e importanza del discorso attravero un sorriso sicuro e costante che lei paragonava ad un buon giro di basso in una melodia, che ne era il vero motore della gradevolezza ma che non appariva direttamente. Le mani inquiete stavano ferme per pochi istanti, per poi aiutare il discorso come la bacchetta di un direttore d'orchestra; a volte prendeva i ragionamenti e fingeva di metterli sul palmo della mano e di collocarli a mezz'aria classificandoli in diverse zone; poi, al bisogno, andava con la mano a riprenderli dalla loro collocazione, li portava nel palmo di fronte all'interlocutore e lì fingeva di aprirli per portarli a termine. Sarebbe rimasta ore a guardarlo parlare, spiegare, affascinata da quello sguardo e da quelle mani. Si ritrovò a pensare come sarebbe stato se quelle mani avessero un giorno custodito una delle sue, come sarebbe stato essere dentro di lui, al caldo di quella pelle e sotto quello sguardo.

"oddio oddio dinuovo fermati Verdiana fermati nonpuoi nondevi nonsifa nonsideve miscaldotroppo lasciastare lasciastare"

Distolse gli occhi da lui e li abbassò sul cruscotto sentendo il cuore battere forte e vergognandosi un po' della vampa di rossore che le stava colorando il viso.

"Ma in fondo lo sto solo guardando.. che c'è di male?" E ritornò ad alzare lo sguardo.

"AARRGGGHH"

"Verdiana, che c'è? Ti ho spaventata?"

"Che ci fai qui? Non eri laggiù?"

"Si, ma ti ho vista e sono venuto. Sono così spaventevole? Sei tutta rossa!"

"Oh no, niente, e che sei apparso così... in fretta, non me l'aspettavo. Dai, sali."

La mattina cominciava ad essere calda, ma di un caldo così forte da dentro Verdiana non se ne ricordava; mise in moto per aiutarsi con la brezza del finestrino a raffreddarsi un po'.

"Allora, dove si va? dov'è la sexy abbazia?"

"E' la sacra di san Michele, sopra ad Avigliana, la conosci vero?"

"Ho fatto molte serate e festini erotici in diversi locali, ma non ricordo di esserci mai stata, lì."

Risero insieme e da corso Regina Margherita si diressero verso la tangenziale per uscire da Torino ed imboccare la valle di Susa.

L'abbazia erà visibile già da subito; lontana una ventina di chilometri, appariva allo sguardo appena terminavano le case della città. Verdiana l'aveva vista spesso e forse in passato l'aveva anche visitata, ma non ricordava molto; più chiaro era il ricordo di questo monte a picco sulla valle dal quale da secoli l'abbazia guardava verso oriente.

L'aria fresca dal finestrino e le prime campagne la rasserenarono e cominciarono con quel concitato parlare fitto che era diventato il loro modo di interloquire e che, in certi momenti importanti, si distendeva lento per dare alle parole l'importanza che meritavano.

"Ti dico cose che forse già sai: ci sono tre abbazie di san Michele in fila: Mont-Saint-Michel in Francia, questa Sacra, e san Michele in Puglia. Qualcuno vuole estendere queste tre con altre quattro, due a nord e due a sud per portare a sette i punti o le 'stelle' della linea: Skellig Michael in Irlanda, St Michael’s Mount in Inghilterra, san Michele in Grecia e il monte Carmelo in Israele."

"Dal che si evince chiaramente l'eccitazione incontrollabile dovuta ai tacchi a spillo!"

"Non mi prendere in giro!"

"Va bene, va bene... quindi non ti parlerò di cose che già si sanno, come lo Scalone dei Morti e il portale dello Zodiaco."

"Ehm... magari una ripassatina..."

"Si Verdiana, magari ti parlerò anche di quelli, ma quello che mi interessa, quello per cui ti sto portando in questo posto, è molto, molto più profondo; è ciò che ha generato lo Scalone dei Morti, è la base del Portale dello Zodiaco, è il cuore pulsante della simbologia o di quella che Guénon chiama la 'scienza sacra', è ciò che c'è al centro dell'Uomo. In questa abbazia insiste una potenza fuori misura e ci sono simboli a profusione, a livello molto profondo come quelli di cui ti parlerò o a livelli più 'raffinati', più intelleggibili e semplici. C'è veramente da perdersi; per chi riesce ad intuirli 'il cor si spaura' per dirla con il poeta."

"Leopardi! Questa la so... Però ci sono alcuni collegamenti mancanti, anche se me li hai già spiegati, che non riesco a recuperare. Mi parli di abbazie, di simboli a diversi livelli di raffinatezza, di religione, da una parte. Poi colleghi tutto al mio mestiere, alle cosidette perversioni e poi anche... alla moda, al comune sentire, al senso del bello, all'abbigliamento. Io non riesco a collegare tutto; è come se fossero punti su una cartina di cui non vedo la relazione, come la vedo per i sette san Michele allineati; con te percepisco che ci può essere una 'retta' di pensieri che congiunge queste cose, ma io non riesco affatto a collegarle."

Stavano salendo la strada che da Avigliana sale alla Sacra; la valle di Susa appariva sotto di loro, l'aria diventava più fine e l'abbazia cominciava ad apparire imponente e vicina.

Con l'ascensione verso la vetta anche i discorsi si facevano più alti, potenti e rarefatti, come se all'altezza topografica corrispondesse quella dei pensieri.

Lei stava guidando; lui si era girato appoggiando un poco la schiena alla portiera. In questo modo la poteva guardare di profilo, mentre lei era obbligata a guardare avanti. Per un momento che a lei sembrò lunghissimo lui stette lì, in quella posizione ad osservarla, senza dire niente. Lei girò lo sguardo verso lui per un attimo, e gli occhi si incontrarono; poi tornò con il viso verso la strada mentre lui continuava a tacere e a guardarla. Dopo poco di nuovo girò lo sguardo; e si stupì di trovarlo ancora lì, su di lei, con uno sguardo interrogativo e divertito, con quel sorriso onnipresente.

Capì che non c'era molto da dire, solo da aspettare che dicesse qualcosa; ma i pensieri cominciarono a farsi nuovamente affannosi.

"dinuovo dinuovo dinuovo macosamifaquesto perchèmisentocosì miguardafisso diprofilononsonoungranchè saròsudata forseholapellelucida chissàchefigura oddiochecaldo checalore checaldo"

"Sei rossa!"

"Sì... oggi sento particolarmente il calore, non so perchè. Comunque qui è più fresco, si sta meglio. E... non mi rispondi? domanda troppo difficile, prof?"

"Certo che voglio risponderti, mi sono fermato a guardare tutti i punti interrogativi che avevi nello sguardo per riuscire ad individuarli bene e a risponderti; provo a farlo.

Come abbiamo già detto, i simboli sono dei motori e smuovono potenze dentro di noi, anche se non lo vogliamo e non li conosciamo. Questa 'potenza' da qualcuno è stata chiamata libido; non confonderla con la libido di Freud, che quella riguarda solo il sesso, ma pensala come potenza interiore in grado di smuovere le persone, come una delle urgenze alle quali nessuno può opporsi"

"La fede sposta le montagne? Questo?"

"Eh eh eh... brava, c'è molto di vero. Ottima osservazione."

Lei si sentì gongolare dentro come una scolaretta.

"In un altro modo Jung dice che i simboli possono essere 'numinosi', cioè possono avere una potenza intrinseca, diventare potenti di per sè; quindi numinoso è un attributo del simbolo e la libido è ciò che scatena nelle persone, chiaro?"

Assunse un'aria impegnata:

"Certo prof."

"Questi simboli, proprio perchè agiscono anche senza essere conosciuti, provocano nelle persone delle 'voglie', delle mire, dei desideri dei quali non sanno bene la causa ma che sono all'origine dei loro comportamenti; massimamente attivi in questo sono gli artisti, che pescano a piene mani nelle potenze dell'inconscio per 'sentire' qualcosa che poi esprimono, consapevolmente o meno, in una opera d'arte. Queste opere d'arte, quindi, sono portatrici della libido originale, ma possiamo considerarle opere simboliche di secondo livello, perchè già elaborate e non simboli puri."

Le si illuminò un sorriso furbo:

"Chiarissimo, manca sesso e moda, prof!"

"Ci arrivo... però prima un esempio. Di che segno sei?"

"Cancro"

"Bene. Nel portale dello Zodiaco vedremo il segno del Cancro scolpito nel marmo. Quel segno, come gli altri, è un portatore di libido; chiaramente non solo lì, ma ovunque lo vedi. Il simbolo del cancro è un granchio, perchè va all'indietro. Nel periodo del Cancro il sole, raggiunto il solstizio, torna ad abbassarsi sull'orizzonte, discendendo verso l'inverno; torna indietro, all'indietro come cammina il granchio. L'uomo che osserva il mondo che lo circonda da sempre vede il sole che regredisce dopo il 21 giugno e ne ha un senso di fine dell'aumento, di termine di un ciclo, del concetto essenziale di tempo ciclico, di morte e di rinascita, si perde in pensieri nel considerare che tutto ciò che nasce muore, in un ciclo perpetuo che nel tempo si ripete.

Ecco: questo concetto del tempo ciclico è il motore simbolico principale o di primo livello, mentre il segno del cancro è un motore simbolico di secondo livello, che riporta però in chi lo guarda la potenza libidica di quello principale."

Lei capì perfettamente, ma lo prese in giro:

"Che palle prof! Sesso! sesso! sesso!"

Lei rideva e pensava che quello probabilmente poteva essere il viaggio in auto più bello della sua vita.

"Ci arriviamo. Il sesso è una delle manifestazioni libidiche più chiare, tanto che Freud, come dicevamo, l'ha confuso con la potenza simbolica in toto. Ti sei mai chiesta perchè un tuo cliente ha una 'passione' e uno ne ha un'altra? Sono sensibili a diversi stimoli simbolici, esattamente come a qualcuno piace un gusto o un'altro di gelato, sono soggetti a qualcosa di totalmente incontrollabile perchè non è la loro mente conscia ad esserne coinvolta, ma è l'inconscio che viene sconvolto dalle potenze simboliche e non possono farci nulla, semplicemente ne sono preda, non comandano loro nella loro stessa testa, questi desideri sono incontrollabili. Un po' come capita quando ci si innamora: non puoi decidere chi e perchè, semplicemente capita."

La guardò e fece una pausa.

"Di nuovo rossa... tutto ok? E' chiaro? posso continuare? ti stufo?"

"noonnoonnnoooo parla ti sento ti ascolto, è nnn... normale, ogni tanto arrossisco, a volte mi capita, non ti preoccupare."

"Ad esempio il motore simbolico di primo livello di voler aderire al creato e di esserne parte si manifesta in tutti i simbolismi dei legami e della legatura; puoi vedere notevoli opere d'arte nelle chiese romaniche che rappresentano semplicemente nodi, per non parlare del nodo dell'Apocalisse di cui magari parleremo in un'altra abbazia, bene, queste opere d'arte possiamo chiamarle di secondo livello. Una persona fortemente soggetta a questo motore simbolico potrebbe chiederti di legarlo e tu sai meglio di me quanto bondage e sadomaso vivano di legami e di legature, di manette, cinghie e collari!"

"Oh, ci siamo arrivati... ora è chiaro. Quindi i miei clienti si fanno legare perchè vogliono ricongiungersi al creato?"

"Perchè hanno nostalgia del paradiso, questa è la chiave di tutti i simbolismi, vogliono tornare in quella condizione ontologicamnte precedente al peccato originale e filogeneticamente intrauterina in cui erano nella condizione di dei, perchè lì c'è il ventre caldo della felicità dell'uomo."

Dietro una curva, apparve in alto e di fronte imponente la Sacra. Stettero in silenzio, entrambi soggetti alla verticalità maestosa dell'abbazia.

"Hai sei mesi di tempo libero per spiegarmi quest'ultima frase? E perchè a me piace legarli?"

"Aspetta, dobbiamo ancora finire, manca l'ultimo punto da mettere in fila."

"La moda"

"Esatto. La moda è qualcosa di interessantissimo, perchè è l'espressione del bello, o di quello che si ritiene bello, portato nella quotidianità, espresso a livello minimo e personale; ognuno aderisce a qualche moda e, al suo interno, decide cosa acquistare ed ogni mattina come vestirsi. Tu inoltre, con i tuoi clienti feticisti e meglio ancora nel sadomaso, hai un osservatorio veramente privilegiato perchè lì sono esasperati gli aspetti che la moda veicola in modo nascosto. Inoltre nella moda ci sono alcune tendenze che non muoiono mai, ad esempio l'esaltazione del giro vita e dei fianchi, i tacchi appunto, i tipi di materiali usati, accanto a fenomeni che dipendono invece dai periodi in cui 'va di moda' qualcosa o qualcos'altro."

"Ma non sono le case di moda a decidere cosa va di moda o no?"

"No, non penso, loro ci provano; sono poi le persone a scegliere a seconda del colore del tempo una cosa o l'altra, e decretare cosa effettivamente sarà di moda. Ma per tornare a noi e chiudere il discorso, pensa allo stesso esempio delle legature di cui parlavamo prima: questo fa in modo che, ad esempio, nelle scarpe il laccetto alla caviglia abbia un potere simbolico fortissimo, così come una cintura o una spallina lasciata in vista; tutte affondano a piene mani nel simbolismo dei legami dai quali siamo partiti nel viaggio dal paradiso terrestre, al concetto di appartenenza e legame, ai nodi rappresentati nelle chiese, ai tuoi clienti sadomaso e bondage per arrivare alle spalline del reggiseno. Abbiamo collegato con una linea retta tutte le abbazie?"

"Krueger, sei veramente forte."

Posteggiò nel piazzale e si avviarono per la stradina, lunga qualche centinaio di metri, che portava verso l'abbazia. L'aria era fresca e leggera, la piccola passeggiata un ristoro dopo il tempo passato seduti.

Entrambi avrebbero voluto prendersi per mano come ragazzini.

Ma nessuno sospettava che l'altro lo volesse fare.

[san Michele Arcangelo, Puglia, particolare nodo scolpito]

C'è la pagina Facebook di Krueger, e il romanzo si può approfondire e comprare su krueger.losero.net.