Il guardiano dei bordi
Ed è nei preludi, nelle configurazioni astrali che cambiano, nei bordi, che trovo il mio senso.
Qui, su questo piccolo molo, è dolce pensarlo.
Tempo, Crono, Veruna, il dio dei legami, ecco, che bello grazie Eliade per avermi portato i nodi.
Questo strano, immaginifico concetto del Dio che 'lega' con le malattie, annoda l'anima; che bello, che splendore, che chiarezza.
Qui sul molo ascolto Verdi, il preludio dei 'vespri siciliani': allegria, potenza, forza, destino dramma e futuro, il petto nudo in fronte alla brezza della sera dolce.
Melodrammatico, dolcissimo, struggente ed impetuoso, il mio Verdi preferito che sa mettere umana dolcezza anche in un Requiem.
Io sto lì, come il papero. Che già il nome. Che non sarà un papero, ma un germano, un altro nome ornitologicamente importante, comunque.
Io sto lì, sul bordo. Mi piace passare il tempo a guardare oltre il bordo delle cose.
Così le persone: mi piace molto affacciarmi oltre al bordo di quello che fanno vedere, per spingere lo sguardo oltre, gurdare di là che c'è.
Toc toc. Si può?
No, di solito non ti rispondono, perchè non sanno di avere un 'di là'. Se ti rispondono, ti mandano (a volte cortesemente) a quel paese.
Quelli che sanno, invece, di avere un 'di là', a volte ti dicono vieni, accomodati, vieni a vedere: mi fa piacere, aspetto sempre qualcuno che entri.
Oddio, il preludio della traviata... questo mi 'strugge' veramente, comincio ad ondeggiare. So già che presto chiuderò gli occhi con un sorriso beato in viso, oddio lo sto facendo... difficile digitare ondeggiando...
Dicevamo: i bordi, guardare dentro, al di là, nelle persone che lo lasciano fare che ti accolgono.
In realtà, sono molto poche.
Già è difficile trovare qualcuno che sappia di avere un 'oltre' che va più in là di ciò che ognuno sa di sè; trovare poi qualcuno che ti si lasci accomodare per guardare le cose di sè che non conosce... è ancora più difficile.
A volte lo si trova; ed è dolce.
Tigri bambine, stelle ferite, apprendisti potentissimi maghi impacciati, poeti ingabbiati in portinerie, geni di lampade abbandonate: si trova di tutto, oltre ai bordi delle persone.
E poi capita che, una volta che sei di là, mica ti ci lasciano stare; a volte s'arrabbiano, ti avevano fatto entrare per cortesia e ora si accorgono che non è mica così bello che tu veda oltre al loro bordo: no no no, questa cosa non s'ha da fare, s'incaponiscono e ti sputano fuori da un momento all'altro: fuori dal mio bordo, stattene fuori.
E si rimane lì, un po' tristi, un po' immusoniti, un po' col broncio, come da bimbi: uffi.
(oddio Nabucco... altro che immusoniti, qui ci si spinge avanti)
e con questa spinta.. a volte si forza un po', si cerca comunque di andare oltre al bordo anche senza il consenso del legittimo proprietario, del bordo.
un disastro; non si può, perchè oltre al bordo si va in due, o non si va.
In due: và pensiero, sull'ali dorate: insieme c'è gloria, ci si può muovere oltre ai bordi: di entrambi, l'uno sconfina nell'altro.
Diceva Jung che un medico non può essere tale se non si accolla le malattie del paziente: e si guarisce insieme.
Ecco cos'è andare oltre ai bordi.
Ecco cos'è essere un medico; che si fa guarire dai pazienti.
L'ouverture de 'La forza del destino'... non c'è papero che non impazzisca di fronte a questa; com'è possibile mettere insieme in modo così sublime la tragedia con la speranza. intrecciarle in modo così chiaro, umano, traparente?
Sta di fatto che a me andare oltre ai bordi piace un mucchio: e guardo chi passa nel lago, le persone che incontro, che vedo in giro, e attraverso i loro movimenti, il loro aspetto, il loro abbigliarsi, cerco di immaginarmi che c'è oltre il bordo.
A volte sto intere giornate come nella foto: guardo, osservo, immagino, costruisco castelli, bellissimi. Mi piace molto. Lo faccio da anni. Ho esperienza.
Non è senza conseguenze; fare il guardiano dei bordi è un mestiere duro, vedi tante cose che ti cambiano. Arrivi alla sera carico di quello che hai visto nel giorno e non vedi l'ora di poterti rilassare un po', pensare a nulla, distrarti, chessò guardare una partita in televisione.
E' un mestiere difficile; ci vuole tatto, dolcezza, studio, curiosità, amore.
Tenerezza.
Non è un mestiere esente da pericoli: i guardiani dei bordi sono i primi ad essere spazzati via dal vento, dall'uragano, dalle tempeste: essendo così esposti basta un nonnulla per ucciderli.
Altre volte, ciò che li uccide è la quotidianità: così attenti alle piccole increspature, ai cambiamenti insospettabili, così sensibili al vento, all'aria e ai suoi profumi, tutto ciò che non cambia li annienta. Vivono di cambiamenti: se nulla cambia, se tutto è normale, muoiono lentamente d'inedia.
Muoiono perchè diventano piccoli, insignificanti.
Hanno perso la forza di vedere i cambiamenti, hanno perso l'occhio curioso, hanno perso la fede nel futuro.
Piccoli uomini, con una fede uguale a tutti gli altri.
Non possono che morire.
Saperlo, fa male.