22 - coloro che il sesso distingue nel corpo o l'eta' nel tempo
Non poteva dirlo; e non poteva non dirlo.
Cioè dire quello che sapeva al vicequestore, svelare quello che aveva scoperto su Guerrini; mai avrebbe denunciato un suo 'confratello', seppur lo era dalla sua posizione di falso prete.
Eppure non c'era una diversa soluzione... raccolse le idee.
La congregazione e la scuola stavano rischiando una figuraccia tremenda per colpa sua; la scuola avrebbe chiuso, gli insegnanti avrebbero perso il lavoro.
Potenzialmente era accusato di pedofilia e di omicidio: la figura del prete pedofilo e assassino sarebbe stata la vicenda gossip più importante dell'anno.
Se avesse detto la verità sulla prima delle accuse, avrebbe tirato nel tritacarne l'inconsapevole Minah, che sarebbe stata interrogata e messa a nudo dalla polizia. Tutta la delicatezza e la magia che avevano portato a quell'incantevole momento sarebbero state deturpate da inchieste, domande, spiegazioni che poco spazio lasciavano al vero dolcissimo motivo che li aveva spinti ad unirsi per un attimo in un unico corpo. Nè esisteva spiegazione giustificabile da orecchio umano non consapevole; Krueger rabbrividiva solo al pensare a cosa sarebbe potuto essere scritto in un verbale dall'italiano asettico e formale il suo gesto, come sarebbe stata spiegata la motivazione della mano che cercava il calore tra le gambe di quella ragazza così profonda e così dolce.
No, non l'avrebbe mai detto.
Per la seconda accusa parimenti non poteva parlare; oltre ad oltraggiare la figura del preside, avrebbe dovuto tirare in ballo Verdiana e la sua professione; ciò sicuramente l'avrebbe messa in imbarazzo se non addirittura l'avrebbe portata in guai ben peggiori: denunce e chissà quant'altro. La congregazione ne avrebbe comunque subìto un grave colpo, non avrebbe evitato la chiusura della scuola.
Nella mente di Krueger esisteva un conflitto palese tra la verità e ciò che poteva dire; non potevano andare di pari passo, doveva comportarsi in modo totalmente distante dal dire le cose come stavano.
Aborriva le persone che affermavano di dire comunque e sempre il vero, persone che si vantavano di dire sempre in faccia la verità; anzi, da tempo aveva capito che quello era il modo con il quale i falsi denunciavano, inconsapevolmente, la loro falsità.
Proprio perchè l'uomo non è un animale, pensava, ben si guarda dal dire la verità quando può ferire o essere mal interpretata; in molti casi per farla fiorire è necessario tacerla, introdurla poco alla volta e non sputarla in faccia all'interlocutore con la saccenza di chi giudica. Aveva inoltre imparato che spesso quella verità che si vuole vomitare addosso all'altro se si evita di farlo, col tempo, può succedere che diventi una verità meno certa, meno sicura, e che anzi possa tramutarsi nel suo opposto, in un falso giudizio che s'era ingiustamente immaginto, e che si ringrazi il cielo di aver evitato di esporsi.
Per l'impossibilità di dire il vero si sentiva in difficoltà e non riusciva a rasserenarsi.
Com'era successo molte altre volte nella vita in momenti di dubbio così forte ricorreva all'aiuto di forze esterne; similmente alla corsa del mattino, cercava un aiuto che venisse dal di fuori di lui, dalle correnti dell'inconscio collettivo che spesso illuminano i pensieri.
Per sentirle, oltre che nella quotidiana corsa del mattino che era diventata una specie di preghiera, poteva fare lunghe passeggiate nei boschi, o camminate in montagna. Passava giorni interi, solo, a camminare, annegando i pensieri nello sforzo della salita, aspettando il momento in cui le forze dell'inconscio l'avrebbero sopraffatto illuminandolo, il famoso "abaissement du niveau mental" di cui parlava la psicologia di Janet ai primi del '900 che consentiva ai draghi dell'inconscio di emergere.
Quando questo non accadeva, doveva forzare la mano alle potenze sotterranee che governano il mondo, e chiedere loro di palesarsi, di rendersi evidenti, ricorrendo ai metodi che aveva imparato ad utilizzare: erano due, uno occidentale ed uno orientale.
Del primo parlava molto poco e lo utilizzava molto: era l'astrologia, la via occidentale alla sapienza.
Vedeva lo zodiaco come una macchina perfetta ed il moto dei pianeti direttamente influenzato dal destino collettivo del genere umano; interpretando così i moti dei pianeti riusciva a ricondurli a quelle stesse forze che agiscono sull'umanità, e sulle singole persone. In altri tempi, lo si sarebbe definito astrologo; lui preferiva definirsi astrocurioso.
Del secondo parlava meno e lo utilizzava ancora meno; ne aveva visto la potenza all'opera e ne aveva un rispetto tale da indurlo a non servirsene se non in casi disperati. Era il modo orientale di interrogare l'odore del tempo, l'oracolo dell'I-Ching. Se l'astrologia poteva contare circa quattro milleni di storia, l'I-Ching ne contava sei; poteva essere il fratello maggiore. I pochi anni della scienza occidentale lo facevano sorridere di fronte a questi colossi del pensiero.
Krueger conservava in un astuccio gli steli e le monete per consultare l'oracolo, ed i testi per decifrarlo; li teneva in un luogo nascosto e segreto, tanto della sua stanza quanto del suo cuore.
Tuttavia in questo caso entrambi i metodi erano inutilizzabili: conosceva quanto fosse necessaria per la consultazione la tranquillità di cuore che in quel momento non possedeva; era troppo coinvolto per poter piegare il capo di fronte alle effemeridi dei pianeti o alla disposizione dei bastoncini; il risultato sarebbe stato eccessivamente influenzato dalla personalità infiammata dagli avvenimenti.
Appena si videro Verdiana se ne accorse subito che le cose non quadravano; il sorriso del buongiorno si mutò istantaneamente in un "cos'hai?" che non lasciava dubbi sul fatto che Krueger non fosse così capace di nascondere i propri sentimenti, per lo meno di fronte a lei.
I tigli sopra ai tavolini dei ristoranti in piazza IV marzo, che spesso li avevano visti chiacchierare allegri, questa volta videro questa coppia un po' più tesa nei discorsi; tuttavia qualche assaggio di formaggi e qualche sorso di Traminer contribuirono ad addolcire il cuore. Inoltre, i tigli fecero la loro parte nel rasserenarli: la brezza estiva e lo stormire delle foglie non potevano che indurre al sorriso, per quanto la situazione fosse grave.
Krueger voleva avere conferma dell'identità dell' uomo delle pulizie; conoscendo la riservatezza sui clienti di Verdiana, tuttavia, non osò chiederlo subito.
La informò invece del delitto; era un fatto di cronaca, risaputo da tutti, e ne descrisse i particolari che aveva conosciuto così bene dalle fotografie.
Verdiana era interessata alla vicenda per cortesia, ma in realtà si capiva che era per lei un fatto di cronaca come tanti, orrendo, sì, ma rubricabile tra le cose strane e tristi che possono succedere in una grande città.
"Perchè sei così interessato a questa vicenda?"
"Conoscevo la vittima, era il padre di una mia ex allieva, Lorenza Destefani"
Verdiana bloccò il respiro.
Cercò di fare in modo che lui non se ne accorgesse.
"Ehm... Destefani hai detto?"
"Si, Alviero Destefani, perchè, lo conoscevi?"
"No, mai conosciuto" - si morse la lingua per aver risposto ad una velocità forse eccessiva.
In quel momento a Krueger venne in mente quella passeggiata in piazza Castello, quando lei l'aveva preso sottobraccio; avevano incrociato lo sguardo di Destefani, lei sembrava averlo riconosciuto ma aveva distolto subito l'attenzione. Anche lui li aveva notati entrambi.
"Verdiana... non vorrei dire ma... mi sembra che tu abbia reagito a quel nome. Sicura di non conoscerlo?"
"Ti ho detto di no. Non so chi sia".
"ok... ma non ti sembra strano il modo con cui è stato assassinato? Non ti dice nulla?"
"Beh, strano si... strangolato!"
Sembrò far mente locale, i pensieri le stavano disegnando il viso a velocità impressionante.
"Krueger?"
"Si?"
"Tu hai visto le foto?"
"Si"
"Sono a figura intera? Si vede tutto, inginocchiatoio e persona?"
"Si"
"Com'è la patta dei pantaloni?"
"Eh? Cosa?"
"L'apertura dei pantaloni. Aperta o chiusa?"
"Ma cosa...?"
"L'hai vista o no?"
"No, non ricordo, non ho guardato specificatamente lì. Perchè, avrei dovuto guardare?"
"Sì, Krueger, dovevi guardare lì"
"Oh Verdiana, e perchè?"
"A volte gli uomini si fanno strangolare. A volte me lo chiedono. Per piacere, per provare un orgasmo più forte."
"Ma cosa dici? Si fanno ammazzare? Per godere?"
"Certo che no, non vogliono farsi ammazzare. E' una pratica del sadomasochismo, si chiama asfissia o breath control, si fa arrivare poco sangue al cervello, in questo modo il piacere dell'orgasmo risulta molto più forte e prolungato. Alcuni clienti me lo chiedono."
"E perchè rischiano così tanto?"
"Krueger, sei tu l'esperto in perversioni. Risponditi."
Incassò il colpo.
"Cercherò di farlo. Al di là del piacere fisico, del quale tu mi hai parlato e sul quale ti credo sulla parola perchè non ne ho esperienza, posso pensare che per uno schiavo sadomaso delegare il potere sulla propria vita o sul proprio respiro ad una mistress, ad una dominatrice, sia un estremo atto di sottomissione e di adorazione. Pensare che la 'regina adorata' abbia il potere completo di controllare la vita dello schiavo lo porta in una condizione di felicità"
Gli sorrise.
"Sei forte Krueger. Interrogato su un argomento nuovo te la sei cavata benino."
"Ma veramente capita? E tu lo fai?"
"Sì certo. A volte uso un oggetto particolare, il letto a vuoto o più spesso chiamato in inglese vacuum bed. Tra la base di latex e una specie di lenzuolo, sempre di latex, viene sdraiato lo schiavo; una pompa crea il vuoto pneumatico, così che lo schiavo viene completamente foderato di latex. Sulla bocca viene lasciato un tubino per respirare, che posso stringere a piacere per regolare l'afflusso d'aria per lo schiavo. Alla sensazione di essere totalmente ricoperto dal latex aderente si aggiunge quella del controllo del respiro. Che dici... ti interessa?"
"Santo cielo... avevo sentito di qualcosa del genere, ma non ne conoscevo i particolari."
"La tua conoscenza non è infinita, Krueger..." disse sorridendo.
"Ma quindi tu pensi che Destefani possa essere stato ucciso per un gioco erotico?"
"Si, forse una sessione finita male. E' molto pericoloso darsi a queste pratiche."
"E tu come fai ad evitare i pericoli?"
"Devo sempre avere un canale di contatto con lo schiavo; devo sapere esattamente a che punto è arrivato, se sta svenendo, se si sta lasciando andare e quanto. Lo si vede dagli occhi; con un po' di esperienza ci si riesce a fermare ben prima che la situazione possa sfuggire di mano, garantendo la soddisfazione ed evitando pericoli."
"Ma a te è mai successo di rischiare?"
"No, l'ho sempre evitato. Non si scherza con queste cose."
"Anzi..."
Verdiana sembrava esitare nel proseguire.
"Anzi?"
Come seguendo un lontano filo di ragionamento, e sembrando di vincere una resistenza proseguì:
"Mi ricordo di un cliente che chiedeva questa pratica e che, dopo qualche sessione, ho rifiutato. Le prime volte tutto bene, controllavo bene il suo stato; poi, un po' alla volta, ha chiesto pratiche che consentivano sempre di meno il controllo della situazione da parte mia. Dapprima ha voluto essere bendato, così non potevo vedergli gli occhi; lui comunque alzava un braccio quando si sentiva all'estremo delle possibilità. Poi, l'ultima volta che l'ho visto, mi ha detto che la volta successiva non avrebbe più alzato il braccio, lasciando a me il controllo totale della sua vita, lasciandosi andare. Gli ho detto di non tornare più."
"Mi sembra impossibile!"
"Krueger, me lo insegni tu.. strane cose si agitano al fondo del cuore degli uomini..."
"Si.. le persone sono strane..."
Lui riprese il controllo dei propri pensieri, turbati da quanto aveva sentito; si risolse ad indagare sull'identità dell'uomo delle pulizie.
"A me stupiscono e affascinano molto queste pulsioni irrazionali, come sai. Mi hai raccontato l'altra volta dei sissy maid... anche quello mi sembra uno strano mondo."
Un inconsueto lampo di qualcosa che sembrava rabbia passò negli occhi di Verdiana.
"'Le' sissy maid, al femminile, 'le' sissy maid, non 'i' sissy maid. Non è una questione grammaticale, questa è la prima regola, l'attenzione alla persona della quale ti parlavo. Se usi il maschile hai già demolito tutto. Loro sono donne in quel ruolo e puoi soddisfarle e farle stare bene solo se le tratti da donne, con il rispetto a loro dovuto."
Era infuocata, quasi arrabbiata, non l'aveva mai vista così. Si capiva quanto ci tenesse a quella precisazione, soprattutto quanto ci tenesse a quelle persone, ai suoi clienti.
Krueger fu ammirato da quanto quella donna, in fondo, adorasse i suoi clienti, al punto di arrabbiarsi per una mancanza di rispetto nei loro confronti. Gli fu chiara una delle principali regole del sadomasochismo e cioè che è sempre lo schiavo a comandare, il suo desiderio ad essere in cima alle aspettative della mistress, lo scopo del loro rapporto; e di quanto scambio di adorazione, di cura reciproca deve essere presente perchè una relazione possa essere soddisfacente per entrambi.
Gli fu chiaro che anche, anzi, soprattutto, in quelle situazioni in cui c'è l'umiliazione dello schiavo da parte della mistress esiste in realtà un lavoro psicologico sottile per la soddisfazione del cliente basato sulla conoscenza e sul rispetto delle sue passioni che solo anni di esperienza possono generare.
"A proposito, mi era sembrato di riconoscere quella persona che ho visto usc..."
"Krueger, basta" - disse lei interrompendolo, dura, e capendo le sue intenzioni - "Non parlo dei miei clienti, nè con te nè con nessuno. La riservatezza è alla base del mio lavoro. Ti posso parlare di tutto, dei segreti, dei vizi, delle pulsioni e se vuoi anche del mio cuore e di quello che sento. Ma non mi chiedere i nomi, quelli restano qui, nella mia testa, e nel mio cuore." disse, indicando testa e cuore.
"Inoltre spesso si rivolgono a me con pseudonimi; non vogliono essere riconosciuti, e io non indago su di loro."
Krueger capì di trovarsi di fronte ad un muro, e si ritirò presto dai suoi propositi; ma il discorso lo interessava e non volle perdere l'occasione per approfondire. Riprese:
"Capisco che qualcuno voglia essere umiliato. Perchè, secondo te, vestito da donna?"
"Krueger, ti conosco. Fai domande di cui conosci la risposta."
"Sì, forse qualcosa conosco; ma è da te, dalla tua esperienza vera che voglio sapere."
"Non so dirti, esattamente, perchè. So che nell'uomo c'è desiderio di essere femmina, di trasformarsi in femmina, a volte in femmina derisa, altre in femmina volgare, altre ancora attraente, quasi sempre in femmina sexy. L'atteggiamento femminile esteriore, inoltre, a volte è accompagnato dal desiderio di comportarsi sessualmente come femmina, chiedendo alla mistress di invertire i ruoli tra maschio e femmina, facendosi possedere. Ma di questo ho come l'impressione che tu ne sappia più di me."
A Verdiana venne in mente la frequentazione dei propri armadi da parte di Krueger; conoscendolo, non poteva che pensare che lui si fosse fatto più di uno scrupolo su queste attenzioni nella sua mente.
"Qui, veramente, il discorso si apre, Verdiana. Potrei stare ore a parlartene; non di esperienze personali ma di potenti flussi simbolici scatenati da queste idee"
"Dimmi solo qualcosa, la prima che ti viene in mente"
"La prima? La vuoi sapere veramente? Vuoi sapere cosa sto pensando? E' noioso e forse non ti..."
Krueger aveva ripreso l'atteggiamento profondo, con quello sguardo perso nel vuoto mentre ordinava i pensieri che dopo aver raccolto luce dal cielo si concentrava negli occhi di Verdiana accompagnato da quella voce bassa, suadente, che faceva sembrare semplice qualsiasi complessità.
Lei appoggiò il mento sulla mano, guardandolo intensa; era totalmente conquistata da quell'uomo in quei momenti in cui, finalmente lo capiva, era costretto a scavarsi all'interno per comunicare a qualcuno ciò che trovava; era quasi sicura di essere l'unica persona al mondo a poter conoscere queste profondità.
"Annoiami, ti prego. Dimmi cos'hai in testa."
Appena prima che iniziasse a parlare, Verdiana percepì che un dolore istantaneo e lacerante aveva attraversato lo sguardo di Krueger; come se fosse stato un ricordo improvviso di un dolore dimenticato; ma molto, molto più forte di un semplice ricordo, tanto che lei non l'avrebbe mai più dimenticato il modo con cui quell'uomo le si aggrappò allo sguardo; ancora fiaccato da quel lampo che l'aveva attraversato la guardò come si guarda quando si lancia una richiesta disperata d'aiuto, come se lei fosse l'unica speranza alla quale potesse ancora ancorarsi.
Poi si ricompose, stranamente si pulì una mano con un fazzoletto, e cominciò con la sua voce bassa.
"Ho in mente la messa del sabato santo e la benedizione delle fonti. Sono due riti, uno incluso nell'altro, ormai desueti per la Chiesa Cattolica, li trovi nelle liturgie fino alla fine dell'800 circa; ancora ultimamente qualche papa nella messa del sabato santo riprende la formula prima.
Nel benedire l'acqua che diventerà l'acqua battesimale, il papa, o il sacerdote, traccia una croce nell'acqua dividendola in quattro parti"
"Nell'acqua, una croce? Che senso ha? E' come fare 'un buco nell'acqua'?"
"Significa la discesa della potenza della croce nell'acqua battesimale. A livello un po' più profondo..."
"Krueger! Come 'a livello un po' più profondo!! Più di così? Già fatico!"
"Te l'ho detto che sarei stato noioso. Dicevo, a livello più profondo l'acqua è l'acqua primordiale, da cui tutti nasciamo. Ricordi l'identità tra microcosmo e macrocosmo, così in basso così in alto eccetera? Bene, come il mondo nasce dall'acqua primordiale così l'uomo - chè è il mondo - nasce dalle acque dell'inconscio. L'acqua è la profondità da cui nasciamo; ti ricordi i discorsi fatti sul latex, sulla pelle e sui vestiti lucidi, l'aspetto bagnato - il 'wet look' - che tanto appassiona i tuoi clienti? Di qui partono quelle tensioni."
"Krueger.. santo cielo... ma chi sei? Perchè mi fai venire i brividi in questo modo? Come fai a collegare tutto così... così.. chiaramente?"
La guardò, quasi scusandosi di portarla nel suo mondo.
"Il fonte battesimale, la vasca con l'acqua, deve essere tonda; non può essere diversamente, perchè rappresenta il divino e come sai bene il divino è tondo"
"Non lo sapevo..."
"Ne avevamo accennato, ne riparleremo. Il divino è tondo e il materiale, invece, è quadrato. Quadrato e croce sono simboli molto vicini; la croce è la materia con un quinto punto, cioè l'incrocio, la quint'essenza che dà senso alle quattro direzioni del reale: Cristo, per i cattolici."
"E per gli altri? Per i non cattolici?"
"Non c'è differenza. Tondo e quadrato lo sono per tutti, divino e materia esistono in tutti, la quint'essenza è universale. Che poi in un certo tempo ed in un certo luogo si incarni in una religione o in un'altra è questione di diverse qualità del tempo e dello spazio; tutte le religioni sono 'vere'. Ma di questo ne parleremo un'altra volta; abbiamo troppi discorsi aperti, stiamo parlando di uomini che vogliono essere femmina, giusto?"
"Krueger, sì! Ma da dove parti? Santo cielo è complicato seguirti."
"No, Verdiana, non è complicato; è di una semplicità terribile. Ma ognuno di noi ha veli che nascondono la sorgente; la storia, l'educazione, la scuola, la civiltà ci hanno coperti di veli e dobbiamo scostarli per riuscire a vedere la semplice essenza delle cose."
Lei voleva dire Krueger, vieni, toglimi i veli, spogliami, guardami nuda. Ma non osò neanche pensarlo forte.
"Tracciare una croce nell'acqua vuol dire portare il materiale nel divino; infondere in quell'acqua una 'potenza' battesimale. Nel momento in cui il gesto viene compiuto si recita una formula particolare; ecco, ci siamo arrivati: è esattamente a questo che stavo pensando, questo era ciò che mi girava in testa quando me l'hai chiesto. Ti ho accontentata?"
Sorrise divertita.
"Neanche un po', Krueger! Che formula era, dimmela!"
Lui la guardo, poi iniziò a parlare; a lei si rizzarono i peli sulla schiena. Poteva giurare che quella voce non l'avesse mai sentita in quel modo; era come se raccogliesse potenza dall'aria e la concentrasse nella vibrazione delle sue parole che, a loro volta, era come se producessero qualcosa di fisico.
"Et quos aut sexus in corpore,
aut ætas discernit in tempore,
omnes in unam pariat gratia mater infantiam."
Quasi ne aveva paura.
"Cosa vuol dire Krueger?"
"Ora levati dalla cerimonia cattolica, dal lato essoterico, cioè esterno con il quale il rito viene officiato. Calati invece nel significato profondo; siamo all'interno del momento creante dell'uomo, il momento eternamente presente in cui si crea la personalità, l'ora e adesso con cui infinitamente ripetiamo e decidiamo chi siamo, l'attimo infinito in cui il divino si rivela nella materia, cioè in noi, e noi consentiamo al divino di incarnarsi, permettendo a dio di esistere.
In questa condizione di verità, alla quale arriviamo quando sentiamo i nostri bisogni profondi, cadono le parole:"
Tradusse, questa volta in modo più semplice e didattico:
"...affinchè coloro che
il sesso distingue nel corpo
o l'età nel tempo,
la madre grazia partorisca ad una sola infanzia"
Ecco cosa ha scatenato i miei pensieri: i tuoi clienti sono conquistati dalla 'nostalgia del paradiso', vogliono tornare allo stadio di felicità primordiale, dove 'la madre grazia li partorisce in una sola infanzia' anche se il 'sesso li ha distinti nel corpo', o 'l'età nel tempo'; vogliono essere femmina per ritrovarsi, per ritornare all'unità primitiva alla quale tutti aneliamo, alla promessa biblica 'eritis sicut dii', cioè 'voi sarete dei' pronunciata dal serpente e a quella evangelica 'Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei?' pronunciata da Gesù.
"Krueger! Il serpente e Gesù dicono la stessa cosa?"
Lui si aprì in un sorriso grande, di quelli che si vedono solo sul viso dei bambini; dai suoi occhi risplendeva una consapevolezza calma e a Verdiana non sembrava vero che appena prima fossero stati feriti e fiaccati da quel lampo di dolore.
Sempre di più Verdiana riusciva a capire quanto quel falso prete sapesse di lei e del suo mestiere, e benedì la vita che glielo aveva portato vicino.
"Sei forte, Krueger, parlare con te mi fa star bene, come se tutto fosse più vero quando siamo insieme. Però per me sei un bel mistero: so solo che non sei un prete, ma non so da dove vieni, che storia hai avuto, come hai fatto a sapere le cose che mi dici. Vedo in te reazioni, come quella fitta di dolore che mi è sembrato di vedere in te quando hai cominciato a parlare, che mi fanno aumentare la voglia di conoscere, di sapere di te."
Il ricordo di quel dolore era ancora dolore; e Krueger lo sentì di nuovo, forse meno forte.
"Potresti non credere a molte cose che ti potrei dire, sul mio passato, Verdiana. Io stesso non so se credere a tutto quello che ricordo."
Proseguì, ben sapendo che stava confidando qualcosa che nessuno conosceva.
"In questo caso è successo che mi sono venute in mente le parole della benedizione e subito dopo chiarissimo in me è salito il ricordo del gesto di dividere l'acqua in quattro, come se l'avessi fatto veramente; ma io non l'ho mai fatto, non sono un prete, non ricordo che sia mai successo nella vita. Ma in quel momento era come se sentissi le mani bagnate e so che nel rito le si deve asciugare subito per poter procedere; e, non so perchè, il ricordo è associato a dolore, ma non mi chiedere oltre, non saprei risponderti, anche se avrei altre cose da dirti sull'argomento al di là dei miei ricordi."
Lei non aveva il minimo dubbio di quanto fosse sincero quell'uomo con lei; pure non aveva dubbio che quelle parole avrebbero cambiato il suo rapporto con i clienti, così come stava succedendo da quando l'aveva conosciuto.
"Non ne dubito. Io ho ore a disposizione per te."
"Vieni, o mia diletta, usciamo alla campagna..."
"EH?"
"Oh, niente, sono le parole del cantico dei cantici dopo averle pronunciate Tommaso d'Acquino spirò, dopo l'illuminazione che gli cambiò la vita."
"Krueger!"
"Volevo dire alziamoci, facciamo due passi in via Garibaldi."
"Oh grazie, così va meglio".
Si alzarono e cominciarono a camminare nella luce chiara del pomeriggio, parlando fitto fitto, attenti l'uno all'altra.
[Castello di Torrechiara, Grottesche]
C'è la pagina Facebook di Krueger, e il romanzo si può approfondire e comprare su krueger.losero.net.