20 - L'ombra della forza
La luce del mattino saettava fresca sotto i portici; dopo le prime decine di metri Krueger aveva rotto il fiato e correva spedito in corso Duca Degli Abruzzi, sentiva il corpo scattante e la mente pronta al ragionamento, o meglio, a quella pratica di meditazione che aveva imparato a mettere in atto correndo: prendere un pensiero, librarlo a mezz'aria, e poi aspettare che fossero le intuizioni a sorgere dal profondo ad illuminarlo senza forzare il ragionamento logico.
Quel mattino aveva due pensieri all'ordine del giorno: l'elastico e il colloquio con il vice-ispettore.
Cominciò con l'elastico, cioè con questo concetto che ormai aveva elaborato da tempo sull'equivalenza tra la quantità di momenti positivi e negativi che si hanno nella vita, e della necessità di prepararsi ai momenti positivi quando le cose vanno male e viceversa; vedeva nei periodi forti in una direzione o nell'altra il caricamento di un elastico con un masso all'estremità, tanto più carico quanto più fosse negativo, o positivo, il periodo. Se si è a conoscenza di questo processo basta prepararsi: in questo modo si attutiranno i grandi dolori e potranno essere esaltate le gioie, per avere una vita migliore.
Era un ragionamento al quale la vita l'aveva portato, e lo mise lì, a mezz'aria, sentendo i passi veloci correre in sequenza.
Una illuminazione lo raggiunse subito: pensò di essere uno stupido ad aver concepito in questo modo l'elastico. Se equilibrio ci deve essere, che equilibrio sia: attutire i dolori o esaltare le gioie non porta ad un equilibrio, ma a spostarlo verso la positività il che a sua volta... richiede una negatività per ristabilirlo, che quindi continua a caricare l'eleastico.
La seconda illuminazione sull'argomento fu ancora più chiara della prima: vivere con questo concetto in testa porta a sentirsi 'giusti', equilibrati, anestetizzando l'effetto dell'elastico, soprattutto quando si presenta dal lato negativo. Ma questo ne pregiudica l'effetto; i colpi 'negativi' non sono capricci del destino ma occasioni di crescita senza le quali la persona risulta mancante di una parte. Altro che anestetizzarsi: bisogna lasciarsi ferire dai colpi della sorte perchè questi abbiano efficacia e possano farci crescere; anestetizzandoli invece non si fa che 'chiederne' altri più grandi e più forti.
Ora era più chiaro quanto era successo; svoltando a Porta Nuova portò la meditazione corsaiola sul punto numero due, il colloquio, non mancando di notare quanto utili fossero queste corse mattutine, e quanto lo sforzo fisico lo aiutasse a raggiungere quell'"abbassamento del livello mentale" studiato da Levy-Bruil che lasciava l'inconscio libero di illuminare la mente, di liberarsi dalle prigioni del conscio per uscire alla luce.
Si fermò un attimo nei giardini di piazza Carlo Felice a prendere fiato e, figurativamente con le mani tolse il concetto dell'elastico da davanti a lui con la destra e con la sinistra innalzò alla sua attenzione il colloquio; poi ricominciò a correre.
Ricordò ancora come rimase stordito dalla notizia della morte di Destefani, e che solo dopo qualche minuto collegò la richiesta di non allontanarsi dalla città con una possibile accusa nei suoi confronti. Ripercorse i dialoghi, per cercare di capire meglio; si accorse di ricordare ogni parola vividamente.
"Ispettore, lei collega la morte di Destefani a me?"
"No, si figuri, per ora una semplice precauzione, vorrei avere a disposizione tutte le persone collegate a questo caso; del resto lei sicuramente ieri notte non era a spasso per Torino a quell'ora, vero?"
"A quell'ora? che ora? Avevo passato la sera con la famiglia del preside Guerrini."
"Si, l'ho saputo, ma fino ad una certa ora. Poi è rientrato, padre Krueger?"
Fu a quel punto che i pensieri cominciarono ad aggrovigliarsi. Era stato nell'appartamento di Verdiana, ma non voleva assolutamente rivelarlo, temeva che lei venisse coinvolta in questa faccenda, se inoltre si fosse venuto a sapere che lui... un prete già accusato di pedofilia passa le notti nel dungeon di una mistress sadomaso... ce ne sarebbe stato per le cronache e i pettegolezzi per gli anni a venire.
"Sì, sono rientrato, dopo una lunga passeggiata."
"Quanto lunga? a che ora è rientrato?"
Ricordava l'ora del rientro in istituto.
"Verso le tre"
"Quasi quattro ore.. una passeggiata... lunga vero?"
"Sì, lo riconosco, molto lunga. Mi piace passeggiare la notte nel centro di Torino, la citta rivela meglio la sua storia quand'è vuota e silenziosa. Ma perchè queste domande? Davvero può pensare che sia stato io? E con che motivazioni?"
"Le ripeto, nessuna accusa, sola formalità. Però si tratta di una persona, la vittima, che le porta l'infamante accusa di pedofilia e contro la quale l'ho vista io scagliarsi fisicamente, in questo istituto. Capisce che sono precedenti che vanno per lo meno annotati."
"E per questo dovrei uccidere? Lei lo pensa davvero?"
Il preside osservava da un angolo il colloquio; aveva uno sguardo strano, un misto tra un piagnucolare continuo e una segreta speranza, che non si riusciva in alcun modo ad interpretare.
"Ripeto, non c'è nessuna accusa; sto solo informandomi, e quanto mi dice mi è prezioso. L'omicidio, se di omicidio si tratta, è avvenuto tra le due e le tre in strane circostanze; se la sente di guardare le foto del cadavere?"
"Si, certo."
Ricordando questo punto del colloquio, Krueger si fermò.
Era arrivato in piazza castello; sedette sulle panchine davanti a Palazzo Madama perchè non riusciva a correre e insieme a ricordare quelle foto che gli si proponevano in mente forti, troppo forti per riuscire a meditarle; il conscio prendeva il sopravvento e non lasciava spazio alle illuminazioni, così come durante la notte quelle foto si erano riproposte nel sonno inquieto.
Il luogo era una stanza, abbastanza spoglia, vicino a via Porta Palatina; non gli era stato detto l'indirizzo esatto.
Nelle prime foto, riprese dall'esterno della porta, vide confusamente il cadavere; sembrava inginocchiato, con le mani giunte in preghiera.
Di seguito le foto si facevano più chiare.
Su un inginocchiatoio, il corpo senza vita si presentava in ginocchio, diritto, sostenuto dalle gambe legate all'altezza delle ginocchia, delle cosce e dell'addome con strisce di velcro all'inginocchiatoio; dai vestiti si capiva quanto fortemente strette fossero quelle cinghie; i pantaloni erano quasi strappati in corrispondenza dei punti di legatura.
I gomiti, allo stesso modo, uniti e legati al legno; le mani, fissate insieme come in preghiera.
Il mento ricadeva sul petto.
Su tutto il collo, un acceso segno rosso.
Sul capo calvo, una parrucca gialla.
Sulla parrucca, due serpenti formavano una corona, presentando le due teste che si congiungevano sulla sua fronte.
Riprese a correre.
"E' morto per asfissia, è stato strangolato." diceva il vicequestore.
"Ma chi può aver voluto uccidere quell'uomo?"
"Non lo sappiamo, ma stiamo acquisendo i filmati di alcune telecamere di quella zona. Domani ne sapremo di più".
Non ricordò più molto del seguito del colloquio; ma per lui aveva perso importanza; a questo punto riuscì di nuovo a prendere il concetto, metterlo in alto e aspettare illuminazioni; aveva poco tempo, via Pietro Micca e via Cernaia da percorrere.
L'inginocchiatoio, la preghiera, la parrucca, i due serpenti: evidenti segni che, chiunque fosse stato, voleva che si ritrovassero. Simboli che lui conosceva fin troppo bene, presi uno ad uno; ma così... non se ne spiegava la ragione. Soprattutto i serpenti: erano di plastica, di quelli utilizzati per fare gli scherzi, ma in foto sembravano assolutamente veri. Il serpente simbolo della conoscenza del bene e del male. Il serpente che, doppio nel caduceo, il simbolo che si vede nelle farmacie, rappresenta il 'pharmacon', cioè il veleno, che può uccidere e può guarire.
Ma perchè la parrucca? L'atteggiamento di preghiera? Perchè, lo strangolamento?
E, soprattutto, perchè proprio ieri, il giorno in cui aveva sentito riaffiorare l'ira di dio? Potevano essere collegate le due cose? Questo superava di gran lunga le sue capacità di ragionamento, ma l'evidenza con cui si presentava al suo pensiero questa possibilità testimoniava che il suo inconscio la pensava diversamente. Aveva imparato a fidarsi dell'inconscio come ci si può fidare di un mostro che ti può aiutare, oppure, incenerirti in un attimo.
Arrivò in corso Palestro; questa volta cercò Minah con lo sguardo e fu un riposo vederla, una scelta obbligata passare dove lei l'avrebbe visto; fu facile prevedere che gli avrebbe chiesto un altro colloquio in mattinata, e fu contento di constatare l'avverarsi della previsione.
"Un caffè per me e uno per l'alchimista!" Disse Minah al bancone del bar, sorridendo di buon umore e avvicinandosi al tavolo in cui Krueger l'aspettava.
Lui registrò che dentro qualcosa si era mosso, sentirsi chiamare in quel modo irradiava calore all'interno del corpo.
Da quando aveva avuto le visioni, cioè da anni, le aveva sempre considerate qualcosa di nascosto e segreto; pur avvicinandole a quanto conosceva erano sempre rimaste librate nell'aria, prive di realtà. Ciò che stava succedendo, invece, le stava portando a terra, stava dando loro un connotato reale. In qualche modo lui sapeva di avere dentro qualcosa dell'alchimista che appariva nelle visioni; non sapeva chi fosse e quando fosse vissuto, ma sapeva di avere qualche parte in comune con quella esistenza, ed ogni volta che scorgeva nella realtà esterna indizi che ne ribadivano l'oggettività si sentiva pervaso da un calore interno e da una forza di volontà inarrestabile nell'approfondire il senso di queste visioni, che avevano il potere di scuoterlo.
Minah era la donna che più si avvivinava a quella della visione. Nonostante non le assomigliasse nè fisicamente nè nell'età, Krueger fin dal primo momento in cui l'aveva conosciuta, e lei aveva fatto suonare la prima nota dell'organo, capì che ci sarebbe stato qualcosa di intenso, nonostante la differenza di età. Il giorno in cui si era fuso con lei accarezzandola apparteneva alle sensazioni più sublimi dell'esistenza; ben valeva sopportare l'accusa di pedofilia per aver avuto così tanto.
"Il caffè lo vuoi corretto con polvere d'ali di pipistelli moldavi?" Lo prese in giro lei, particolarmente allegra.
"Dai dimmi ancora dell'alchimia, voglio sapere tutto!"
"Se vuoi sapere tutto ti dò la ricetta della pietra filosofale"
"Oh, si! Ma tu la sai?"
"Certo!"
"Dimmela!"
"Ce ne sono decine... quale vuoi?"
"Una che funzioni!"
"Beh, in questo caso... è più difficile."
"Ma c'è qualcuno che l'ha fatta, la pietra?"
"Oh, si, si narra di sì. Si dice anche che l'alchimista deve tenere segreta la ricetta, e nascondere il risultato, altrimenti chi lo paga vorrà sempre più e più oro fino a non consentirgli più di studiare e raffinare l'opera, che è lo scopo vero dell'alchimista."
"Fammi un nome."
"Hai letto Harry Potter?"
"Krueger! Ma sei matto! E che c'entra!? Sono seria!"
"Anch'io sono serio. In Harry Potter ad un certo punto è citato Nicholas Flamel; è proprio uno di quelli che si narra che la pietra filosofale l'abbia fatta. Uno degli elementi a favore di questo medico francese è che si dice che non l'abbia fatta da solo, ma con la moglie; è infatti necessario..."
E qui krueger abbassò la voce e la guardò negli occhi.
"essere in due, un maschio e una femmina, per poterlo fare".
A Krueger, mentre parlava, gli vennero in mente le visioni; quella specie di danza, i fiori, la solea. Gli apparvero gli occhi nocciola, e il sentimento forte che Minah fosse simile a quella donna della visione; per questo abbassò la voce e la guardò negli occhi, ma si rese subito conto che il gesto poteva essere equivocato.
Minah, se non l'avesse onosciuto, avrebbe pensato - "ma guarda che marpione questo" - ed invece rimase colpita da quella frase che lo metteva in gioco con lei in modo così diretto.
"Ma naturalmente sono leggende," - proseguì lui - " non supportate da fatti concreti."
"Mi prendi in giro... Fammi un esempio di un testo che spieghi come fare la pietra filosofale"
"Raimondo Lullo, Incipit tractatus aurora consurgens, c'è uno schema ad albero che spiega tutto. E' un testo che si pensava fosse scritto da san Tommaso D'Acquino, che pure aveva interessi nell'alchimia"
"E c'è la ricetta?"
"Certo!"
"E gli ingredienti si trovano"
"Si, tutti. Ad esempio c'è l'urina di un ragazzo incorrotto, facile da trovare."
"Cosa? La pipì di un ragazzino?"
"Esatto. E' un concetto molto diffuso nell'alchimia, sia l'urina che il sudore vengono spesso indicati come ingredienti, così come altri liquidi prodotti dal corpo. Particolare valore ha l'urina di un ragazzo 'incorrotto', cioè che non abbia raggiunto la pubertà. Ricorda quello che dicevamo ieri: è importante non la sostanza in sè, ma lo stato d'animo che genera; ci sono cose che cambiano cose..."
"...e cose che cambiano le persone, si, ricordo. E la pipì di un ragazzino cambia le persone?"
"Ha un valore, quello dell'estrazione di un qualcosa da una giovane vita che si appresta a maturare; spesso nell'alchimia queste 'estrazioni' sono importanti, perchè si vuole estrarre dalle 'cose' il loro spirito vitale, isolarlo per riutilizzarlo, estrarre l'anima dalle cose per poi 'applicarla' a piacere, per esempio trasformando i metalli vili in oro."
"Ma mai nessuno c'è riuscito ad estrarre l'anima dalle cose?"
"Certo! Uno dei primi processi alchemici è stato quello della distillazione. Sai come funziona: scaldando qualcosa di organico in un recipiente si generano dei vapori, quella è l'"anima" estratta dalla "cosa" se raffreddi quei vapori e li fai condensare hai ottenuto l'anima in forma liquida."
"Ehi! Ma quella è la distillazione,la procedura per produrre le grappe e i whisky! e i profumi!"
"Ora capisci perchè vengono anche chiamati 'spirito', vero? E perchè questo estratto poteva essere chiamato anche Elisir, o quintessenza. E perchè somministrandolo agli ammalati se ne avessero effetti... a volte notevoli!"
"Krueger, sei forte! Ma altro che alchimia... questa è chimica."
"Ricordati, l'uomo era diverso, allora; i fenomeni fisici incidevano diveramente sulle persone, il cui inconscio era particolarmente sensibile e ricettivo, non blindato e inaccessibile come oggi"
"... ci sono cose che cambiano le persone..."
"Brava!"
"Grazie! Ma hai anche parlato di Tommaso d'Acquino... non mi dirai che era un alchimista!"
Krueger la guardò sospettoso.
"Lo conosci? Perchè me lo chiedi?"
"Ma è un dottore della Chiesa! Non un alchimista! Uno dei fondatori della religione cattolica!"
Krueger si chiedeva fin dove poteva spingersi con quella ragazza, e soprattutto quanto poteva farlo con sè stesso.
"Minah... a volte le cose possono essere diverse da come sembrano. Anche in questo caso.
Te lo dirò brevemente: alla fine della vita Tommaso d'Acquino ebbe visioni che lo sconvolsero.
Lo presero per pazzo; solo il suo monaco segretario, Reginaldo, gli stette vicino e trascrisse ciò che diceva; da questo è nato l'Aurora Consurgens, uno dei testi alchemici più importanti.
Non era pazzo; semplicemente l'inconscio aveva fatto irruzione in lui, rivelandogli verità troppo grandi per poterle sopportare. L'unica cosa che disse a questo proposito è stata che di fronte a queste visioni, a queste rivelazioni che aveva ricevuto, tutte le cose che aveva scritto sulla Chiesa, cioè tutto ciò per cui lo riconosciamo come padre della Chiesa, 'palea sunt', sono paglia."
"Kruger! ma... ma sono cose sconvolgenti! E come fai tu a saperle! E perchè la Chiesa non le dice?"
Kruger abbassò gli occhi, e pensò alla risposta, e si interrogò: perchè conosco queste cose? Tornò indietro nel tempo, al periodo in cui non si fingeva ancora prete.
"Perchè ho il cuore spezzato."
"Cosa? Che dici! Perchè? Da chi?"
Minah intuiva qualcosa della difficoltà di Krueger nel parlare. Le auto giravano intorno, la gente chiacchierava, i rumori risuonavano, ma era come se si fosse formata una bolla di silenzio intorno a loro. Sentiva distintamente il suo respiro, un po' accelerato, prima che rispondesse:
"E' un detto antico, sono le indicazioni per diventare alchimista: studia, studia, studia e ancora studia. Poi spezza i libri, prima che i libri ti spezzino il cuore. Io non sono stato abbastanza attento, ed il mio cuore si è spezzato. Per questo so queste cose."
Minah lo guardava con occhi grandi, grata di essere proprio lei a ricevere quelle confidenze così personali.
"E... cosa vuol dire che il cuore si spezza?"
"Che possono capitare cose... brutte, negative, difficili da sopportare, pesanti, un'iradiddio."
Lo disse veloce, tutto insieme. Perchè sapeva che a qualcuno avrebbe dovuto pur dirlo.
"L'ira di dio? Cioè? E' una cosa alchemica?"
Lui raccolse le forze, e parlò.
"Si Minah, è un qualcosa che può centrare con l'alchimia. Attraverso ad essa si scatenano forze potenti; come sappiamo questo non è un problema, ai giorni nostri, perchè non abbiamo più la forza di gestire il nostro inconscio, che se ne sta bene tappato in fondo a noi. Un tempo utilizzando l'alchimia si poteva invece dare forza a queste potenze; l'immaginario dei draghi che sputano fuoco te ne può dare un'idea. Come in ogni cosa della vita esiste il positivo e negativo; così come l'alchimia può essere usata per creare la pietra filosofale allo stesso modo può essere usata... male diciamo, per averne vantaggi materiali per esempio, o senza avere la necessaria purezza di cuore pur possedendo una grande intelligenza. In questo caso, quando le cose vanno storte, si scatena.. l'iradiddio. Quando c'è grande intelligenza e poco cuore, può succedere."
"Urca, che spavento. Per fortuna è una cosa del passato"
"Ho paura di no"
"Come sarebbe a dire? Krueger! L'hai appena detto! Non abbiamo più la predisposizione per l'alchimia! Non può più succedere!"
Ora non poteva più tirarsi indietro.
"E' successo. Non so come, ma qualcuno, oggi lo può fare."
"Come fai a saperlo?"
"Hai presente il camion trovato nel campo a Pianezza?"
"Il camion? Ma cosa.... ma cosa c'entra? Che camion? Ah quello di Pianezza... che non sanno cosa l'abbia messo lì.. quello?"
"Sì quello"
"Vuoi dirmi che con un abbracadabra l'hanno spostato?"
"Magari, Minah, magari. No, è più complesso."
"Kruger, santiddio santocielo e tuttisanti. O tu sei pazzo, o tu sei dio."
"Tutte'e due no?"
Minah non resisteva più; si sentiva eccessivamente provata e sull'orlo di una crisi di nervi. L'uomo che aveva davanti la stava portando su intensità di pensiero mai provate; ma stava tremando dalla tensione.
"Kruger! Smettila! Mi stai facendo impazzire! Come pensi che possa sopportare quello che dici stando... tranquilla?"
Piano, molto piano.
Lentamente.
La mano di Krueger si mosse lentamente.
Partì dal gembo su cui era appoggiata, si mosse lungo la coscia, si alzò sopra al tavolo.
Si posò leggera sulla mano di lei.
Che tremava ancora.
Lei vide i suoi occhi umidi, intuì il turbine che girava sulla testa di quell'uomo, era certa di non sapere quasi nulla di lui, era certa che voleva sapere quasi tutto di quell'uomo.
Sentire la mano di Krueger coprire la sua le dava una sensazione di tranquilla pienezza, una serenità dolce e mai provata, la sensazione che con quegli occhi sarebbe andata ovunque.
Lui sentiva gli occhi umidi, sapeva che lei li stava osservando, sapeva che stava intuendo qualcosa di lui, le disse piano:
"Ti porterò lontano, Minah."
Lei non aspetto neanche un istante, la bocca portò nell'aria ciò che la mente non aveva neanche fatto tempo di pensare:
"Con te, ovunque."
"Buongiorno Kruger!" Il preside Guerrini... di nuovo dall'altra parte della strada, li aveva sorpresi così, con le mani ancora una sull'altra.
Entrambi la ritirarono, ma così velocemente da far cadere una tazzina; Minah distolse lo sguardo, Krueger salutò imbarazzato.
"Ci vediamo più tardi Krueger? Dobbiamo parlare!"
Krueger fece di sì con la testa e lo salutò con un ceno della mano.
Ora il viso di Minah era cambiato; non era più sorridente e sbarazzino, ma risoluto, intrigante, curioso.
"Ora non ti alzi più da lì prima di avermi spiegato il camion"
"Oh, non è difficile, Minah, a livello logico, molto più difficile accettare che possa essere successo.
Ti ho detto che a volte nelle operazioni alchemiche, nella preparazione dell'opera, qualcosa va storto; quasi sempre per incapacità, impreparazione o negligenza dell'artifex, cioè dell'alchimista.
L'ultima volta della quale ho notizie certe è del 1491 ed è avvenuta a Roma, ma l'effetto è caduto su Torino."
"Vuoi dire che una cosa fatta a Roma si è ripercossa su Torino? A quei tempi!"
"Esatto, sì, istantaneamente. Tu sai che allora il potere era tutto in mano alla Chiesa; l'uomo più potente del mondo, il papa, a quei tempi era Sisto IV, che s'era distinto anche per opere.. non molto edificanti. Pur di fare soldi per la Chiesa che aveva le finanza disastrate, concedette alle prostitute la liceità del loro lavoro, purchè comprassero il perdono con una tassa, concesse ai parroci di avere una o più concubine, purchè pagassero una tassa, e s'era inventato anche il massimo del marketing: pagando una tassa, a lui ovviamente, si poteva far passare l'anima di un caro defunto dal purgatorio al paradiso. Un mercato di morti inesauribile per un prodotto dal costo di produzione nullo. Un genio del mercato, i fondamentalisti finanziari di oggi se lo sognano uno così."
"Non divagare."
"Sisto IV aveva tra i suoi protetti il Cardinale Domenico della Rovere; era vescovo di Torino, ma viveva quasi sempre a Roma."
"Quello che è scritto sul Duomo?"
"Brava, proprio lui. Proprio per fare il duomo doveva abbattere le tre chiese che c'erano lì dove ora appare. C'erano in sequenza: la torre campanaria fatta dal Compeys, il vescovo precedente, la chiesa del Solutore, quella di San Giovanni, e quella di Santa Maria. Dietro ancora il Chiostro del Paradiso e la Sapienza, di cui ti parlerò un'altra volta.
Lui voleva fare il Duomo Nuovo abbattendo ogni chiesa; ma non tutti erano d'accordo, molti sostenevano che sarebbe stato meglio salvare la cosidetta insula episcopalis, questa zona di Torino fantastica con le tre chiese addossate ed intercomunicanti. Sì, erano vetuste e da risistemare; ma con tutti i soldi spesi per il Duomo Nuovo si sarebbe sicuramente riusciti a recuperarle. Facendo così però... il cardinale non ne avrebbe avuto un ritorno di immagine, invece abbattendo tutto, facendo un duomo alla nuova moda del Rinascimento, scrivendoci sopra ben grande il suo nome tutti i posteri l'avrebbero riconosciuto; infatti così è stato."
"Mi sa che non ti stia simpatico... vai avanti, devi arrivare al camion!"
"Qunado si procede all'opus, all'opera alchemica, c'è un momento molto delicato: quando si hanno tutti gli ingredienti e ci si appresta ad ottenere la pietra filosofale. La sequenza esatta è sottolineata da colori che si presentano in modo particolare, tanto che il momento è chiamato 'cauda pavonis', proprio perchè si dispongono come nella coda di un pavone. In quel momento la potenza è concentrata e tutto dipende dalla purezza d'animo dell'artifex. Se in quel momento i pensieri invece che essere puri sono rivolti verso qualcos'altro.. si possono scatenare disastri. Nel caso di Sisto IV e del cardinale quello che si voleva era il crollo delle chiese: e proprio questo accadde. In quella notte si racconta che le canne dell'organo che c'era tra le chiese del Solutore e di san Giovanni si misero ad urlare, e crollò la torre campanaria, facendo cadere le campane e uccidendo delle persone; questo diede lo spunto per definire pericolante il complesso e dare il via all'abbattimento per la costruzione del Duomo Nuovo."
"Quindi tu spostieni che il papa e il cardinale conoscevano l'alchimia? Conoscevano le sostanze necessarie, e le usavano per fare quella che chiami 'opera'? E che il desiderio del cardinale di abbattere tutto per fare una chiesa nuova si è abbattuto su Torino grazie ad una specie di concupiscenza... alchemica?"
Quella ragazza aveva condensato in poche parole anni di studi.
"Si, Minah, potrebbe essere così, lo penso proprio. Operarono in questo modo e l'effetto fu fulmineo; la modalità con cui si trasmise da Roma a Torino immediatamente è quello che oggi è conosciuto come 'entaglement quantistico', lo conosci?"
"Krueger.. abbi pietà di me..."
"E' un effetto studiato dalla meccanica quantistica, apparentemente paradossale; se si prendono due corpi che sono stati a contatto (due cose, o due persone) e poi li si separa anche di migliaia di km, può succedere che l'azione effettuata su un oggetto si ripercuota sull'altro, nello stesso momento e indipendentemente dalla distanza. L'alchimia mette in moto forze enormi, pescandole dall'inconscio collettivo, e le può scagliare a migliaia di km di distanza in questo modo, spostando masse grandi. A Torino c'era qualcosa che ha funzionato come bersaglio per la potenza scagliata da Roma."
"Che è quello successo col camion."
"Brava; anche se non capisco ancora quale sia stato il bersaglio usato. E, inoltre, si sente un profumo particolare, quando capita: odore di carta e incenso."
"Ma.. era quello che sentivo quando l'organo mi parlava?"
"Si Minah, si. Era il profumo che sentivi quando ti parlavo."
C'è la pagina Facebook di Krueger, e il romanzo si può approfondire e comprare su krueger.losero.net.