c'è

Tutto cielo, o meglio: gran parte di cielo.
Il mondo e le cose sono basse, mentre il gran protagonista della foto è il cielo, con quella gran parte di nubi leggere a destra.
Si vede che è primavera acerba, c'è ancora neve in alto sui monti, e qualche nuvoletta in fondo aggancia speranze di estate, dolci.

In basso.
I campi si sono risvegliati, c'è il verde, c'è l'oggi e l'adesso e il subito e la forza e la preoccupazione; l'orario, il lavoro, la data e l'orologio, c'è il dovere e il correre e ancora la cura, l'attenzione, il vigilare, l'adempiere (sempre al dovere!) e la stagione: semina, crescita, raccolto, semina, crescita, raccolto.


più in alto: piante
Il respiro si allunga e si risposa. Mi sono spesso riproposto di fare almeno cinque respiri lunghi al giorno, e non riesco a mantenere il proposito; si dovrebbe imparare dalle piante. Qui la stagione è sempre sentita, ma la vita più lunga, rispetto all'erba: una pianta vive quanto un uomo: a volte di più, a volte di meno. A questo livello il gesto quotidiano dell'adempiere e del guardare l'orologio è meno importante.

più in alto: monti
Qui si comincia a lavorare di fantasia. Una valle vive più di un'uomo, un monte ha una memoria storica.

più in alto: primo cielo.
Se non riusciamo a capire il monte, come possiamo capire il primo cielo? L'unica cosa che mi riappacifica con questo senso di incapacità a capire sono le nuvolette, mi ricordano gli zefferi sereni di Alla sera, e mi rilassano, mi fanno sentire a casa,  le secrete vie del mio cor soavemente tengono.

più in alto: il grande cielo.
E qui mi fermo. Una sola cosa sento: c'è.

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