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riti di fertilità
in vitro, fertilità, ovociti
In questi giorni mi sono imbattuto in una pagina che parla della conservazione della fertilità della donna: in particolare della conservazione
in vitro degli ovociti, per vitrificazione, per riutilizzarli in seguito.
Mi è balzata in mente la lunga storia del rapporto tra il genere umano e la fertilità, denso di simboli e riti.
Al di là dei simboli fallici, in qualche modo ritrovabili in tutte le culture in modo abbastanza palese, i simboli della sesso femminile e della relativa fertilità sono spesso meno chiaru nella nostra cultura occidentale-cattolica.
Uno di tali simboli che spesso m'ha affascinato è il bucranio, cioè il teschio del bue o del caprone; basta accostarlo alla forma schematizzata degli organi riproduttivi femminili per scorgerne la similarità.
Passeggiando per la mia città, Torino, basta alzare la testa per ritrovarne spesso scolpiti nei decori delle case; li ricordo in via Pomba, a Porta Palazzo, addirittura sui rilievi marmorei del Duomo riportati più volte.
Una esperta dei simboli della femminilità, Marija Gimbutas, presenta la farfalla che sorge da un bucranio come epifania della Dea Madre in veste di Dea della Rigenerazione.
Tra i riti della fertilità, tralasciando quelli fantasiosi con poche ragioni storiche (es.: bere talune pozioni quali dell'utero di lepre polverizzato, del cervello di passero o del pene di lupo, oppure indossare amuleti di di cuore di quaglia), ricordo quello della rugiada di San Giovanni, che ho riportato nella liturgia di giugno ['prendere la guazza' - Giugno, la porta degli Dei], che vuole che le donne accostino le parti intime alla rugiada notturna per stimolare la fertilità; tornando ancora più indietro nel tempo, e nelle profondità della stagione, i lupercalia [liturgia di febbraio - la febbre della terra] dei Romani vedevano le donne esporre il ventre alle fruste per lo stesso scopo di esaltare la loro fertilità.
Mi è balzata in mente la lunga storia del rapporto tra il genere umano e la fertilità, denso di simboli e riti.
Al di là dei simboli fallici, in qualche modo ritrovabili in tutte le culture in modo abbastanza palese, i simboli della sesso femminile e della relativa fertilità sono spesso meno chiaru nella nostra cultura occidentale-cattolica.
Uno di tali simboli che spesso m'ha affascinato è il bucranio, cioè il teschio del bue o del caprone; basta accostarlo alla forma schematizzata degli organi riproduttivi femminili per scorgerne la similarità.
Passeggiando per la mia città, Torino, basta alzare la testa per ritrovarne spesso scolpiti nei decori delle case; li ricordo in via Pomba, a Porta Palazzo, addirittura sui rilievi marmorei del Duomo riportati più volte.
Una esperta dei simboli della femminilità, Marija Gimbutas, presenta la farfalla che sorge da un bucranio come epifania della Dea Madre in veste di Dea della Rigenerazione.
Tra i riti della fertilità, tralasciando quelli fantasiosi con poche ragioni storiche (es.: bere talune pozioni quali dell'utero di lepre polverizzato, del cervello di passero o del pene di lupo, oppure indossare amuleti di di cuore di quaglia), ricordo quello della rugiada di San Giovanni, che ho riportato nella liturgia di giugno ['prendere la guazza' - Giugno, la porta degli Dei], che vuole che le donne accostino le parti intime alla rugiada notturna per stimolare la fertilità; tornando ancora più indietro nel tempo, e nelle profondità della stagione, i lupercalia [liturgia di febbraio - la febbre della terra] dei Romani vedevano le donne esporre il ventre alle fruste per lo stesso scopo di esaltare la loro fertilità.
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