Sabato 20 giugno, vigilia del solstizio d'estate, sollecitati dall'instancabile Lorenzo Bonino io e mia moglie abbiamo partecipato alla visita guidata al parco della Mandria.
Dopo una interessante mattinata didattica con slide e spiegazioni ed un pranzo al sacco all'ombra di frassini (e noci) quasi secolari, c'è stata una escursione nel parco nella zona interdetta al pubblico.
Ho capito che il parco della Mandria, quello recintato dal muro, è diviso in due zone: una a proprietà privata e una pubblica; quella pubblica a sua volta ha una zona aperta al pubblico e una interdetta al pubblico passeggio.
Abbiamo visto la pianura padana... com'è, o meglio, com'era prima che l'uomo la sfruttasse con l'agricoltura: un salto indietro di qualche migliaio di anni. Tecnicamente è un
querco-carpineto, un bosco di querce e carpini che si cerca di ricreare identico ad allora. Identico vuol dire che
non viene curato, lasciando che la natura faccia il suo corso: alberi piccoli, grandi, morti, distese libere.
Il prato infatti è una condizione artificiale di vita; la normalità in pianura, alle nostre latitudini, è il bosco; il parco della Mandria è una delle ultime testimonianze presenti in Italia.
Dopo un po' è spuntato il
lago grande, un ambiente magnifico; non ricordo di aver mai visto uno specchio d'acqua così grande senza nessun segno dell'intervento umano intorno: la natura così com'è.
Purtroppo queste gite hanno sempre meno partecipanti e l'organismo che le cura, l'ATA, denuncia la possibilità che se ne perda la possibilità; me ne dispiacerebbe molto.
Abbiamo sentito inquietanti racconti su come il nostro bellissimo parco poteva essere ridotto a villette a schiera, insieme alla magnifica Reggia della Venaria Reale; e di come questi pericoli non siano del tutto sopiti, visto che la Mandria per metà è privata.
Ho capito che Lorenzo Bonino è una delle persone a cui dobbiamo molto e che conosce molti fatti su Venaria e sulle nostre zone; per questo riporto la sua descrizione dell'ATA e del motivo per cui oggi Venaria è conosciuta nel mondo:
La Reggia di Venaria oggi è conosciuta in tutta Europa e oltre, è un gioiello che richiama visitatori a centinaia di migliaia all'anno.
Se chiedessimo all'uomo della strada a chi dobbiamo questo stupendo risultato ci potremo sentire rispondere “a Veltroni”, in quan-
to Ministro dei Beni Culturali quando si decise il restauro..., “a Fassino” che ebbe il merito di portare Veltroni a Venaria..., “a Ghigo” all'epoca Presidente della Regione..., “a Catania”, sindaco di Venaria..., “a Vanelli” che ha gestito i lavori in tutti questi anni..., “alla Sovrintendenza ai Beni Culturali” e via via alle centinaia di tecnici, architetti, restauratori che vi hanno lavorato.
Difficilmente sentiremo il nome di Gino Vanzi, eppure questo nome dovrebbe essere il primo della lista.
Spiego il perché, tornando indietro di 24 anni. Nel 1984 è nata a Druento l'A.T.A., Associazione Tutela Ambiente. Letta la notizia su un giornaletto locale Gino Vanzi telefonò al sottoscritto chiedendo quali erano le finalità dell'A.T.A., e avendo ricevuto la risposta prevista chiese se sarebbe stato possibile fare una sezione anche a Venaria, perché “noi abbiamo un patrimonio di inestimabile valore che si sta deteriorando sempre più nel disinteresse generale, ma non solo, stanno circolando voci che vorrebbero farne tabula rasa per costruirci case popolari”.
Si fece la sezione dell'A.T.A. ma non solo, l'A.T.A. stessa si trasferì a Venaria e iniziò un lavoro di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini e delle istituzioni, tant'è che dopo alcuni anni iniziarono i primi restauri, e l'A.T.A. si offrì per gestire le visite ai cantieri con il volontariato.
Per poter fare la convenzione con la Sovrintendenza la sezione di Venaria dovette rendersi autonoma con un proprio statuto diventando A.V.T.A., Associazione Venariese Tutela Ambiente. Le visite guidate ai cantieri gestite dall'A.V.T.A. durano da allora fino ai giorni nostri.
Purtroppo Gino non ha avuto la possibilità di vedere la Reggia ultimata, ma un busto lo ricorda all'ingresso. Questo toscanaccio venuto a Venaria da militare e rimasto per tutta la vita ha dato più di tanti venariesi autoctoni.
A Venaria Gino era conosciutissimo perché gestiva una libreria, ma anche perché è sempre stato in prima fila in tutte le battaglie per l'emancipazione sociale e la crescita culturale dei cittadini Venariesi.
Scritto da Lorenzo Bonino,
preso da
Gino Vanzi e la reggia di Venaria, http://www.arpnet.it/pronto/notiziario/2002/settembre08.pdf