chi norma cosa

Chi norma cosa

Chi norma cosa

In questa parte ci si occupa dello stabilire a quali norme devono conformarsi le diverse parti afferenti ad un sistema di formazione a distanza.

Per questo dobbiamo procedere con i seguenti passi:

  • Definire ed isolare i diversi componenti di un sistema di fad
  • Abbinare ad ogni parte il riferimento SCORM relativo
  • Evidenziare la regola (e l’ente che la emana) nell’ambito del refernce model di SCORM

 

 

Il  semplice definire ‘standard’ una sistema FAD non è parametro sufficiente per conoscerne il comportamento e l’applicabilità a diversi materiali/ contesti formativi; sapere che un sistema è definito standard secondo

 

SCORM1.2 - LMS–RTE2 - SCO–RTE1 - MD-XML1+Extensions - ADLCP-PIF1

 

potrebbe avere poco senso se non vengono indagati i significai delle sigle.

 

 Componenti di un sistema FAD

Questa è una parte fondamentale per conoscere il funzionamento degli standard, alla fine della quale si potrà capire il significato delle sigle di conformità dei sistemi formativi e si saprà attingere alle relative norme di riferimento.

 

 

Abbiamo visto che aderire a SCORM vuol dire aderire ad un reference model, ovvero ad un insieme di norme che globalmente definiscono l’intero processo formativo in rete.

Per poter capire dove applicare le norme, è necessario fare una analisi del funzionamento tecnico del sistema tecnologico; solo in questo modo è possibile evidenziare i punti sui quali è presente definire una normativa.

 

Un sistema di formazione a distanza può essere visto come composto da quattro ‘colonne’ fondamentali:

  1. i materiali didattici o courseware
  2. la piattaforma tecnologica di erogazione dei corsi
  3. le risorse umane che a vario livello contribuiscono al funzionamento del sistema
  4. il sistema organizzativo che permette agli utenti la fruizione dei corsi.

 

Gli standard qui in discussione riguardano i primi due punti, cioè si riferiscono alla parte tecnologico/implementativi del processo; i punti 3 e 4, che sono sicuramente i punti chiave per il funzionamento del processo formativo, sono al di fuori di queste note.

 

I materiali didattici o courseware sono costituiti da quei documenti che, presenti in diverso formato, contengono le informazioni che si vogliono veicolare agli utenti.

La piattaforma di formazione è il medium che collega i materiali didattici con gli utenti, eventualmente anche con i tutor o altre persone (esperti, gestori, etc) coinvolti nel processo formativo.

Di seguito si parlerà di materiali didattici sotto forma digitale e di piattaforme che usano internet (ed in particolare il web come forma di comunicazione.

 

Distinguiamo due diversi aspetti dei materiali didattici: il primo riguardante il contenuto ed un secondo riguardante il processo di fruizione.

 

Per quanto riguarda il primo punto, ad oggi gli standard non riguardano il contenuto dei materiali didattici: riguardano unicamente la modalità con cui i contenuti vengono creati.

E’ cioè possibile fare un corso standard con contenuti pessimi, in quanto la qualità didattica dei contenuti non viene messa in discussione dagli standard.

Cio’ che viene normato riguarda la strutturazione del materiale didattico, ovvero la modalità di costruzione.

 

Per quanto riguarda il secondo punto, durante il processo di fruizione deve essere presente

·        una modalità di veicolazione del corso all’utente, che sia in grado di visualizzarne i contenuti

·        un collegamento tra la piattaforma e il contenuto che consenta il tracciamento delle operazioni svolte dall’utente.

 

L’insieme delle operazioni viene svolto all’interno di un ambiente di funzionamento (run-time environment) oggetto di standardizzazione.

Dal momento in cui l’utente entra in un sistema di formazione e comincia a fruire di un corso, devono avvenire operazioni di tracking delle azioni svolte; alcune sono classiche e da tutti utilizzate (es.: quanto tempo è passato dall’inizio alla fine della fruizione), altre possono essere impostate dall’autore del materiale che inserisce nello stesso modalità di comunicazione e tracciamento verso la piattaforma, che deve fornire metodi standard per effettuarle

 

In questa prima, semplificata, fase di suddivisione abbiamo distinto l’oggetto di standardizzazione in tre semplici elementi:

  1. la strutturazione del materiale didattico
  2. la visualizzazione del materiale didattico
  3. il colloquio tra piattaforma e materiale didattico

 

 

Con un piccolo, ulteriore approfondimento si può ampliare il ragionamento ed avere un panorama globale dell’azione di standardizzazione.

 

Per quanto riguarda la strutturazione del materiale didattico, ogni corso deve essere diviso in sezioni più piccole; può essere usato l’esempio di suddividere un libro in capitoli.

Ogni oggetto deve essere per quanto possibile autonomo dal resto del corso e reggersi in piedi da solo; ciò fa sì che lo stesso oggetto possa essere riutilizzato in contesti diversi. Lo standard scorm chiama questi oggetti SCO (Sharable Content Object), altri enti dànno definizioni leggermente diverse (RLO, RIO,etc), ma il concetto è sempre quello della scomposizione in mattoncini elementari ricomponibili l’intero corso.

Sta in questo concetto la grandezza (per alcuni) o il difetto (per altri) della standardizzazione scorm.

Chi la difende, fa leva sulla elevata riusabilità, condivisione, flessibilità di un sistema ad oggetti componibili; chi ne è detrattore, trova il limite nella definizione vaga di singolo oggetto, nella difficoltà nell’accostare oggetti diversi, nella trasparenza didattica richiesta vede un oggettivo limite alle capacità didattiche.

A valle della divisione di un corso in SCO vi è ancora la possibilità di suddividere i componenti in SCA (capitoli -> paragrafi) come unità, non autonome, comunque riutilizzabili in contesti diversi; a valle di questi vi sono singoli items (testi, disegni, fotografie) comunque indicizzabili e riutilizzabili.

Un corso è costituito da un filo (content aggregation) che lega,aggrega tutti i contenuti utilizzati e li presenta come una unità all’utente.

 

La modalità tecnica di raccoglimento di tutti i dati (files) che costituiscono un corso ha importanza fondamentale in termini si riutilizzabilità: è per questo che anche questa modalità è oggetto di standardizzazione, sia per quanto riguarda come unire in unico contenitore i files sia per quanto riguarda la modalità di recupero e aggregazione dei contenuti all’interno del contenitore.

 

L’applicazione delle norme SCORM ai componenti del sistema

A questo punto, siamo pronti alla lettura del paragrafo ‘scope’[1] di SCORM, che ci indica quali sono i punti toccati dalla standardizzazione:

 

This document defines the requirements put forth by the SCORM Version 1.2 that must be implemented by Learning Management Systems (LMSs) and/or learning content in order to attain conformance with the SCORM Version 1.2.

 

This document outlines the conformance requirements for the following:

 

Learning Management Systems

Sharable Content Objects (SCOs)

Meta-data

Asset Meta-data Application Profiles

SCO Meta-data Application Profiles

Content Aggregation Meta-data Application Profiles

Content Packages

Resource Packaging Application Profiles

Content Aggregation Packaging Application Profiles

 

 


Learning Management System

Sotto questa voce vengono indicate le norme a cui devono allinearsi le piattaforme di formazione a distanza; è una parte interessante per chi produce piattaforme e per chi le vuole acquistare.

La conformità agli standard è possibile secondo diverse categorie, rappresentate dalle sigle corrispondenti (conformance labels) LMS-RTE1, LMS-RTE2, LMS-RTE3.

 

SCORM Version 1.2 Run-Time Environment Conformant – Minimum

Conformance Label:  LMS–RTE1

E’ il livello di base; vengono indicati i parametri ai quali deve corrispondere la piattaforma, è il livello minimo di conformità per le piattaforme. Ad esso seguono i livelli

SCORM Version 1.2 Run-Time Environment Conformant - Minimum with Some Optional Data Model Elements

Conformance Label:  LMS–RTE2

E il livello massimo di implementazione

SCORM Version 1.2 Run-Time Environment Conformant - Minimum with All Optional Data Model Elements

Conformance Label:  LMS–RTE3

 

Nel capitolo relativo alle piattaforme, verranno dati maggiori approfondimenti

 

Sharable Content Objects

Vengono qui definite le caratteristiche dei singoli SCO, soprattutto per gli aspetti concernenti il dialogo con la piattaforma; per comprendere appieno le specifiche è necessario conoscere la funzionalità dell’ambiente di run time, in particolare il funzionamento  delle API che comportarta la conoscenza di javascript e del DOM (Document Object Model).

Anche in questo caso c’è suddivisione in diversi livelli:

SCORM Version 1.2 Run-Time Environment Conformant – Minimum

Conformance Label:  SCO–RTE1

Vengono qui inserite le precizioni per quanto riguarda     la ‘lanciabilità’ da parte dell’LMS, la capacità di cercare le API (ambiene di colloquio), la capacità di chiamare alcune minime funzioni di controllo, la coerenza ed il corretto comportamento nel caso di chiamate a funzioni non implementate

SCORM Version 1.2 Run-Time Environment Conformant – Minimum with Some Mandatory Data Model Elements

Conformance Label:  SCO–RTE1+Mandatory

 

 

SCORM Version 1.2 Run-Time Environment Conformant – Minimum with Some Optional Data Model Elements

Conformance Label:  SCO–RTE1+Optional

 

 

SCORM Version 1.2 Run-Time Environment Conformant – Minimum with Some Optional and Some Mandatory Data Model Elements

Conformance Label:  SCO–RTE1+Mandatory+Optional

La versione più complta consente il funzionamento di tutte le chiamate di ambiente.

 

Meta-data

In questa sezione si dànno indicazioni su come devono essere creati e implementati i descrittori (o metadati) degli oggetti utilizzati, applicati a tre diversi livelli:

  1. content aggregation, cioè il ‘filo’ che tiene uniti tutti gli SCO afferenti allo stesso percorso didattico,
  2. SCO, cioè ogni singola unità didattica
  3. SCA, ogni singolo oggetto facente parte dello SCO

 

Le specifiche riguadano in generale il tipo di descrittori da utilizzare e la correttezza del file XML creato per rappresentarli, in particolare:

SCORM Version 1.2 Meta-data XML Conformant – Minimum

Conformance Label:  MD-XML1

Si occupa della correttezza del file XML, della corrispondenza allo schema XSD (fornito da IMS), sia come tipologia di dati che come vocabolari di riferimento.

La successiva ‘complicazione’ ed implementazione di dati porta ai livelli successivi:

 

SCORM Version 1.2 Meta-data XML Conformant – Minimum with Optional Elements

Conformance Label:  MD-XML1+Optional

 

SCORM Version 1.2 Meta-data XML Conformant – Minimum with Extensions

Conformance Label:  MD-XML1+Extensions

 

SCORM Version 1.2 Meta-data XML Conformant – Minimum with Optional Elements and Extensions

Conformance Label:  MD-XML1+Optional+Extensions

 

 

Content Package

Per lo scambio di materiali didattici tra diverse piattaforme è indispensabile che il formato tecnico dei dati sia definito a priori : il content packaging si occupa di dare norme con le quali riunire i materiali afferenti ad un materile/corso in modo univoco.

In questo caso c’è un solo livello di conformità.

 

SCORM Version 1.2 Content Packaging XML Conformant

Conformance Label:  ADLCP-PIF1

 

Le norme riguardano le modalità (ZIP) con cui racchiudere i file, la loro organizzazione e rappresentazione.

 

Riferimenti normativi

Una volta definiti i componenti della piattaforma e le norme di riferimento, può essere visualizzato il quadro generale che riassume i componenti, le norme, gli enti che hanno contribuito alla definizione, cioè il ‘reference model’ complessivo.



[1] Sharable Content Object Reference Model (SCORMTM) Version 1.2, ConformanceRequirements

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