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Repositories di Learning Objects

[questo stesso articolo e' disponibile per chi lo vuole stampato su lulu.com, a http://www.lulu.com/content/246433]


1. Premessa

Chiunque si occupa di didattica si occupa di informazione, condividendo e diffondendo informazioni tra docente e discente. Le nuove tecnologie dell'informatica, come informazione  automatica, non possono che interagire con le modalita' con cui la didattica si esprime.
Per questo la diffusione delle tecnologie dell'informazione ha fatto si' che molti docenti ed editori organizzassero contenuti didattici in forma informatica; a volte per una semplice memorizzazione del dato, a volte per una organizzazione piu' complessa che ne facilitasse la fruizione.
Le istituzioni e le imprese che hanno prodotto materiali didattici si trovano ora nella necessita' di organizzare e rendere disponibili in modo sistematico i materiali creati. Il paradigma dei learning objects con la relativa granularita' che prospetta fa si' che si possa avere un approccio sistematico per la catalogazione di questi (piccoli) oggetti didattici, la loro aggregazione e distribuzione.
La delocalizzazione delle risorse consentita dalla diffusione della rete costringe ad ipotizzare architetture distribuitte piuttosto che ad applicazioni stand-alone. Le tecnologie relative alla raccolta dei dati non sono cambiate concettualmente molto rispetto a qualche lustro or sono; co' che e' fortemente cambiato sono le modalita' di veicolazione e di trasmissione dei contenuti. Per questo, accanto a sistemi di catalogazione ormai consolidati e ampiamente adottati (es. ISBN, Dublin Core) si devono porre sistemi di scambio di informazioni e pubblicazione di materiali che rispondono a tecnologie e metodi relativamente giovani (SOAP, XML).
 Il progetto di 'depositi' di oggetti didattici diventa cosi' esercizio di unione sinergica di sistemi di organizzazione di dati e di trasporto di informazioni.

In questo documento viene delineato un possibile percorso che, partendo da materiali disomogenei digitali e non digitali creati da autori diversi localizzati in sedi fisiche diverse, porti alla creazione di una repository o deposito di materiali didattici accessibili secondo diverse forme di utilizzo.

2 - I materiali di partenza
Parte della ' ricchezza' di un ente o impresa che si occupi di formazione risiede nei materiali utilizzati come supporto alla didattica. A volte la creazione e' demandata alla buona volonta' dell'insegnante, altre volte sono presenti strutture di creazione dei materiali didattici che producono oggetti ad un piu' approfondito livello di definizione tecnica, metodologica e di autonomia didattica. La diversita' delle situazioni di partenza provoca la conseguente disparita' degli oggetti prodotti; volendo ricordare solo alcune delle disparita' macroscopiche:
  • per quanto riguarda i supporti o materiali digitali o materiali non digitali
  • per quanto riguarda la finalita', o materiali creati per il supporto alla didattica, che necessitano della guida del docente o materiali per l'autoistruzione
  • per quanto riguarda la tecnologia o materiali che devono essere fruiti con un apposito 'player' o materiali fruibili attraverso il web

Tutti questi materiali devono essere indicizzati in maniera univoca; vanno perciò cercati metodi che omogeneizzino il modo con cui vengono descritti cos%uFFFD da utilizzare l'uniformit%uFFFD descrittiva per poter costruire sistemi di catalogazione e ricerca efficienti.

3 - La condivisione dei materiali prodotti
 Condividere i materiali prodotti equivale ad una capitalizzazione degli investimenti in tempo e risorse necessari per creare i singoli materiali. Soprattutto in ambienti scolastici si assiste alla proliferazione di materiali su argomenti simili costruiti da docenti diversi che vanno a sovrapporsi moltiplicando gli sforzi e impoverendo i risultati. Gli stessi tempi, organizzati sullo stesso materiale da parte di pi%uFFFD persone in modo collaborativo, genererebbero un risultato più completo ed efficace a parità di risorse investite.
La condivisione delle risorse consente inoltre di non iniziare da zero; quando un docente/editor vuole creare un nuovo materiale parte da uno gi%uFFFD realizzato (se presente) adattandolo e/o migliorandolo massimizzando cos%uFFFD le risorse dedicate.
Non sono poche le resistenze che vengono poste a questo approccio; permangono forti rapporti di dipendenza tra un autore ed i propri materiali, giudicati sempre migliori di quelli prodotti da altri sullo stesso argomento. Inoltre una certa 'gelosia' nel condividere quanto creato (sia a livello di persone che di istituzioni) e' spesso freno ai sistemi di condivisione dei materiali. Mentre i vertici dell'organizzazione possono vedere da subito i frutti della condivisione dei materiali in un'unica banca dati, gli autori dei materiali ne vedono i vantaggi solo a posteriori, quando possono adattare ai propri scopi i materiali altrui o partire da essi per costruirne nuovi.

C'e' inoltre un passaggio obbligatorio che a volte e' cosi' stretto da impedire il passaggio alla organizzazione in unica banca dati: la standardizzazione.
 Nel catalogare ogni materiale in modo che sia classificabile e' necessario passare attraverso un utilizzo condiviso della metodologia di catalogazione che deve essere unica e condivisa, pena l'insuccesso dell'operazione. Cio' comporta la accettazione e condivisione di vocabolari comuni e di metodi condivisi.

Nel creare le modalita' di standardizzazione si possono inventare sistemi ex-novo che si adattino all'organizzazione in cui vengono calati; e' sempre meglio analizzare prima cio' che esiste a livello internazionale, quindi cercare di adattare una delle metodologie diffuse; se non si incontra quella 'ottimale' si puo' adattare una esistente con i meccanismi di espansione quasi sempre presenti e, solo in ultima analisi, verificata l'impossibilita' di utilizzare uno dei punti precedenti, creare una propria metodologia di catalogazione.

Uno degli indicatori di qualita' dei materiali creati piu' diffuso nelle maggiori repository e' il peer review che consiste nel raccogliere giudizi di qualita' da parte degli utenti (selezionati o meno) sui materiali didattici. Piu' si allarga il numero di utenti interessati e piu' diventa un criterio accettabile anche se 'punitivo' verso alcuni materiali. Si puo' fare un facile parallelo con il peer review del sito di aste e-bay, dove il giudizio degli utenti dato su un venditore (editor) e' la cartina di tornasole per comprare (fruire) l'oggetto (materiale).

In ogni caso il processo di organizzazione e condivisione dei materiali richiede una forte motivazione da parte degli attori coinvolti e un forte coaching da parte degli organizzatori, puo' difficilmente essere applicato in maniera forzosa e mostra i migliori risultati sul lungo termine, mentre i difetti collegati alla mancata introduzione sono immediatamente visibili.

4 - Strategie di organizzazione delle repository: un approccio bottom-up
Una volta stabilita la volonta' di organizzare le risorse in una (o piu') repository di materiali si procede a definire i criteri di classificazione dei materiali.
Gli standard organizzativi vanno definiti a vari livelli:
  • a livello di catalogazione del singolo materiale didattico
  • a livello di servizi forniti da un singolo deposito di materiali didattici
  • a livello di metadeposito di materiali didattici

Classificazione dei singoli materiali didattici
La pratica di classificazione dei materiali didattici passa attraverso il concetto di metadati (dati di dati) cioe' descrittori del materiale didattico che ne definiscono alcuni aspetti; sono paragonabili alla classica 'scheda' cartacea una volta presente nelle biblioteche utilizzata per descrivere un volume; lo schedario definiva l'insieme dei volumi presenti.
La scheda non e' il volume, e' una entita' separata che ne descrive il contenuto ed alcune caratteristiche salienti (editore, data, etc). Allo stesso modo i metadati sono entita' separate dal materiale didattico, utilizzati per descriverlo. Nello scegliere quali dati registrare entrano in campo gli standard.
Come prima accennato si puo' scegliere di non aderire ad alcuno standard, utilizzarne uno presente o adattarne uno tramite modifiche. La scelta di non adottare alcuno standard va fatta con estrema cautela in quanto potrebbe vanificare tutto il progetto una volta che si deve 'aprire' verso altre realta'.
 L'adozione di uno standard cos%uFFFD com'e' e' la soluzione che garantisce la massima apertura del sistema e da' garanzie di stabilita'. L'adattamento diventa indispensabile quando e' necessario inserire descrittori non previsti direttamente dallo standard.
 Nella descrizione dei materiali didattici quelli piu' utilizzati sono il Dublin Core e IEEE LOM. Va qui appena ricordato che la classificazione attraverso metadati fornisce un approccio tecnologico che permette una efficiente catalogazione. Cio' non implica una catalogazione di qualita'. L'affidamento della redazione dei metadati a persone qualificate e' elemento di importanza fondamentale per la buona organizzazione dei metadati.

Dublin Core
Pochi anni dopo l'introduzione del world wide web (1994) sembra enorme il numero di pagine presenti, circa 500000; viene promosso un sistema di metadati per cercare di dare una catagorizzazione semantica alle pagine web; tenendosi a Dublin, nell'Ohio, le specifiche definite verranno chiamate Dublin Core1 (DCMI, Dublin Core Metadata Initiative).
Il sistema prevede di indicizzare risorse ovunque localizzate nella rete, identificando come risorsa 'qualsiasi cosa che ha una identita'', senza alcun tipo di restrizione. Non prevede l'applicazione alle sole risorse web, ma puo' indicizzare qualsiasi tipo di oggetto.
I campi previsti sono2:
  1. Title: Il titolo o il nome della risorsa attribuito ad essa dall'autore o dall'editore.
  2. Creator La persona o l'organizzazione primariamente responsabile per la creazione del contenuto intellettuale della risorsa.
  3. Subject L'oggetto trattato nella risorsa. Tipicamente questo campo e' utilizzato anche per contenere le parole chiave (keyword). L'uso di vocabolari controllati e schemi di classificazione e' incoraggiato.
  4. Description Una descrizione testuale della risorsa, ad esempio l'abstract nel caso di un articolo.
  5. Publisher L'ente responsabile per rendere la risorsa disponibile nella sua forma attuale.
  6. Contributor La persona o l'organizzazione, non specificata nell'elemento Creator, che ha realizzato una parte significativa nel contenuto intellettivo della risorsa.
  7. Date Data di creazione o della pubblicazione della risorsa. Per il formato da utilizzare si veda ISO 8601 ( http://www.w3.org/TR/NOTE-datetime)
  8. Type La categoria della risorsa, ad esempio: "Home Page", "Racconto", "Report Tecnico", etc... Per problemi di interoperabilita' dovrebbe essere espresso sempre in inglese e scelto da una lista limitata di possibilita'.
  9. Format Il formato dei dati contenenti la risorsa ed opzionalmente le sue dimensioni. Anche questo campo dovrebbe essere scelto da una lista limitata standard.
  10. Identifier Un identificatore univoco della risorsa. Ad esempio la sua URI (Uniform Resource Identifier) oppure l'International Standard Book Number (ISBN).
  11. Source Eventuali informazioni su un'altra risorsa dalla quale la presente e' stata derivata.
  12. Language La lingua utilizzata, espressa come definito nel RFC1766.
  13. 1Relation Contiene l'identificatore di un'altra risorsa correlata. Questo elemento %uFFFD ancora in sviluppo.
  14. Coverage Le caratteristiche spaziali e temporali del contenuto descritto nella risorsa. Ad esempio per un libro di storia sull'Europa nel medioevo.
  15. Rights Un indentificatore di una risorsa che definisce la licenza d'uso della risorsa in questione. 
'
Ad esempio
< META NAME="DC.Creator" CONTENT="..............." >
indica lautore del documento
< META NAME="DC.Contributor" CONTENT="..............." >
indica eventuali soggetti che hanno contribuito alla realizzazione del documento
Il Dublin Core non indica alcun campo come obbligatorio, sara' la specifica implementazione a definire quali campi devono essere obbligatoriamente compilati. La tipica implementazione del Dublin Core e' all'interno delle pagine HTML, dove in una zona non visibile all'utente sono immagazzinati i dati secondo Dc. Tuttavia i maggiori motori di ricerca tendono a non utilizzare questi dati per indicizzare le pagine, in quanto spesso utilizzati da creatori di contenuti 'poco scrupolosi' che pur di far salire l'importanza delle pagine scrivono qualsiasi cosa. L'importanza di questo standard e' stata definitivamente siglata dal fatto che sotto la guida del National Information Standards Organization (NISO) lo standard di metadata Dublin Core e' stato recentemente recepito come norma ISO 15836:20034. IEEE LOM (SCORM) Tools
Si parla di binding dei metadati quando si passa dal concetto teorico di metadato con un valore assegnato alla sua scrittura permanente, tipicamente su un file. Il tipico binding del Dublin Core e' come file HTML all'interno (nel codice) di ogni pagina web, dove all'interno dei tag esistono coppie nome-valore che descrivono gli elementi del Dublin Core. Ma nulla vieta di scrivere i valori all'interno di un qualsiasi database; i dati molto spesso vengono scritti in file XML che sono per loro natura adatti a ricevere questi tipi di informazioni, a livello di servizi forniti da un singolo deposito di materiali didattici

Una volta creato il 'deposito' di materiali didattici su di esso vanno montati i servizi necessari al suo utilizzo.
Da una parte saranno presenti i servizi che riguardano l'immissione e la catalogazione dei materiali, dall'altra parte i servizi di consultazione della repository.

 Servizio di immissione dati
Non si tratta del semplice caricamento di materiali didattici, ma dell'inserimento ragionato di oggetti didattici finalizzato al successivo recupero e utilizzo. Vanno implementati meccanismi che vedono solo come ultimo passo il caricamento fisico dei files (quando presenti), mentre devono essere definite con precisione le politiche di catalogazione ed accettazione dei materiali.
 La marcatura con metadati del materiale caricato e' la procedura principale per la catalogazione. A seconda dello schema utilizzato vanno distinti i campi di obbligatoria compilazione rispetto a quelli facoltativi; alcuni possono essere definiti come indispensabili per una prima immissione del materiale, altri possono essere considerati di indispensabile compilazione solo dopo il caricamento del materiale nella repository, subordinandone la pubblicazione al completamento della procedura. Il sistema di marcatura dei metadati deve essere per quanto possibile sequenziale, suggerendo all'utente un percorso preferenziale di compilazione, facilitante utilizzando vocabolari di voci dove questo e' possibile (o obbligatorio), autocorrettivo impedendo di inserire voci in aperto contrasto tra loro. Il processo assume particolare importanza in quanto e' attraverso ai metadati che i materiali verranno cercati/trovati; la corretta compilazione e' prerequisito essenziale al funzionamento del sistema.
Per questo possono prevedersi linee-guida per la compilazione, sistemi di help interattivo, corsi di formazione ad-hoc per il personale addetto all'immissione dei dati.
 Quando il materiale catalogato e' di tipo digitale puo' avvenire il caricamento del materiale nella repository, o tramite upload da pagina web o con meccanismo piu' complesso (ftp, trasferimento manuale, etc.); in questo caso la repository diventa anche il luogo fisico nel quale sono depositati i materiali.
 Altre volte si preferisce lasciare i materiali in altro luogo, peraltro raggiungibile in rete, pur inserendo i metadati nella repository; molti dei cataloghi di materiali didattici presenti in rete fanno riferimento a materiali , siti o parte di siti che sono raggiungibili via web.
Un particolare servizio di immissione dati riguarda il peer review, ovvero la possibilita' di esprimere giudizi sui materiali terzi da parte di persone diverse dall'autore che siano disponibili per gli utenti della repository

Servizio di consultazione
In questo servizio risiede la maggiore evidenza dell'utilita' delle repository. Si deve dare l'opportunita'  agli utenti di trovare e utilizzare il materiale depositato. La ricerca avverra' secondo diverse tipologie:
  • una ricerca semplice consente la ricerca di un materiale semplicemente digitando una o piu' keyword. Pur essendo la ricerca piu' semplice per quanto riguarda l'utente, e' la piu' complessa dal punto di vista tecnico. Si tratta di definire in quali metadati viene eseguita la ricerca, con quali modalita' confrontare le keyword con i dati, quale peso dare ai diversi metadati.
  • La ricerca complessa potrebbe consentire la ricerca differenziata in tutti i campi dei metadati disponibili, o in un sottoinsieme che si ritiene significativo. I risultati della ricerca possono essere direttamente fruiti se si tratta di risorse digitali (visualizzati o scaricati), oppure immagazzinati in una zona dedicata all'utente per un successivo riutilizzo. Piu' materiali didattici, opportunamente collocati in sequenza, possono costruire una unita' formativa; alcune repository consentono di legare in un corso i materiali ed in alcuni casi ne consentono il download come corso SCORM per l'utilizzo in una piattaforma compatibile con lo standard. 
metadeposito di materiali didattici
Nel modello visto finora, ad un unico deposito nel quale vengono depositati i metadati possono corrispondere piu' luoghi nei quali le risorse sono fisicamente presenti, siano esse digitali o non digitali. In uno scenario piu' complesso, piu' repository possono scambiarsi i metadati per aumentare di volume l'archivio e consentire agli utenti la ricerca su un numero piu' grande di dati a disposizione.
L'aggiornamento e il mantenimento di queste larghe basi di dati condivisi e' stato applicato in diverse applicazioni telematiche tra quelle che piu' hanno stravolto il panorama della rete e che ne hanno consentito l'espansione e la potenza d'uso; tra queste si possono citare in ordine cronologico di applicazione i motori di ricerca, la diffusione dei software di download peer-to-peer, il formato di scambio news RSS.
  •  I motori di ricerca fanno riferimento a 'oggetti' telematici (i siti) che sono fisicamente presenti in una location unica. Il motore di ricerca ne analizza i metadati, mantiene un database aggiornato che mette in relazione i metadati con la posizione dei siti e mette a disposizione degli utenti la ricerca tra i dati. Non contiene i siti stessi (a parte la copia di alcune pagine che a volte e' trattenuta) ma solo i metadati che li descrivono.
  • I software peer-to-peer, da napster in poi, funzionano in modo molto simile. Questa volta i 'materiali' sono presenti sui pc degli utenti stessi, che funzionano sia da server; i metadati sui contenuti vengono trasferiti aun database sul quale viene costruita l'interfaccia di riceerca dei brani (o del software). Anche in questo caso non e' la repository che contiene i materiali, ma svolge una funzione di ricerca per conto degli utenti; una volta ottenuto il risultato lo si puo' prelevare dal computer sul quale risiede.
  • Il formato RSS (Really Simple Syndication) e' un altro esempio del paradigma citato. E' finalizzato alla ricerca/presentazione di notizie, cioe' di pagine web comunque complesse relative a notizie. Anche in questo caso la pagina web risiede unicamente su un server, ma i metadati vengono distribuiti verso un database centrale che ne consente la ricerca e indicizzazione; una volta trovata la notizia ricercata questa viene 'scaricata' direttamente dal server nel quale risiede. Rispetto ai casi precedenti questa volta abbiamo una codifica della modalit%uFFFD con la quale i metadati vengono trasferiti, alla quale fa riferimento il protocollo RSS.

Nel creare un sistema di repository tra loro collegate riveste particolare importanza la modalita' con la quale le repository scambiano i dati tra loro. Nel caso dei motori di ricerca esistono particolari agenti software (spider, crawler, etc.) che con una certa frequenza visitano i siti, estraggono informazioni (metadati) e compilano il database centrale. Nel caso dei software peer-to-peer e' il programma utilizzato che scandaglia i metadati dell'utente (essenzialmente i nomi dei files da condividere) e li sposta verso un database centrale. Nel caso di RSS esistono agenti software che scandagliano i siti che offrono questo servizio ad intervalli regolari e portano i risultati al database centrale.
Nel caso delle repository di materiali didattici si deve pensare ad un meccanismo di scambio dati che consenta ad una repository di avere i dati di altre repository alle quali e' collegata; questo meccanismo puo' funzionare a tempo o per notifica.
Con i meccanismi a tempo, similmente ai motori di ricerca, esiste un software che funziona ad intervalli regolare ed interroga le repository con cui si e' collegati.
 Con i meccanismi di notifica la repository sulla quale sono avvenuti cambiamenti e/o modifiche notifica le altre repository con cui e' collegata dell'avvenuto cambiamento, invitando rispettivi agenti a scandagliarli, o trasmettendoli insieme al messaggio di notifica. Questo meccanismo di raccolta dei dati viene chiamato data harvesting, per quanto riguarda le modalita' con le quali queste 'interrogazioni' avvengono esistono alcuni standard definiti; si rimanda alle specifiche IMS sulle repository e a OAI-MPH per gli approfondimenti.


 http://dublincore.org/about/history/
Da http://giosue.home.cern.ch/giosue/tesi/tesi/node48.html http://archivi.beniculturali.it/Biblioteca/DCbiblioteca.html  http://www.iso.ch/iso/en/CatalogueDetailPage.CatalogueDetail?CSNUMBER=37629&ICS1=35&ICS2=240&ICS3=30 SESDL

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