standard e fad

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introduzione a 'elearning standard' Esiste un paradosso nel giudizio che si dà sulla formazione in rete. Da una parte la si giudica come moda del momento: così com’è successo per l’e-commerce nei passati anni, la FAD (come viene comunemente chiamata) sta vivendo un momento di notorietà. In molti contesti viene citata come soluzione ottimale, punta tecnologica, soluzione ai problemi dell’apprendimento; la pluralità di contesti a cui si applicano queste definizioni è la più ampia, andando dalle scuole dell’obbligo a quelle professionalizzanti, all’università, ai master specialistici. Nonostante la pluralità degli ambiti di applicazione la FAD viene citata sempre allo stesso modo, senza differenziarne le modalità applicative, realizzative e tecnologiche. Formazione a distanza risulta la parola magica che aggiunge potenzialità ad un progetto, innovazione ad un percorso formativo, dà un futuro luminoso a progetti stantii; a tale hybris formativa si contrappone spesso il mancato o parziale successo delle iniziative di formazione, il ridimensionamento dei risultati e delle aspettative, ponendo la FAD nell’ambito delle operazioni realizzabili in futuro, una volta che ne venga comprovata la funzionalità e chiariti i metodi di funzionamento. Dall’altra parte ci sono esperienze realizzate che dimostrano il successo di alcune iniziative formative a distanza; soprattutto in quei paesi dove le distanze non sono solo di tempo ma anche e soprattutto di luogo (Canada, Australia, Stati Uniti) sono cresciuti sistemi formativi che utilizzano largamente la FAD con successo, dove per successo si intende l’effettivo apprendimento da parte dei discenti. Tali iniziative sono il risultato di prove, esperimenti, tentativi di applicazione delle nuove tecnologie alla didattica dove l’elemento tecnologico viene utilizzato come trasportatore dell’informazione, riportando l’informatica al suo ruolo primo (informazione automatica). Il successo di queste iniziative è basato sui fallimenti precedenti: per evitare gli errori già commessi i sistemi di formazione a distanza si sono evoluti raggiungendo un grado di maturità che ne ha consentito l’uso proficuo. Il paradosso tra i due modi di intendere la FAD è risolvibile alla luce delle esperienze passate: rinunciando a passare dove altri paesi e sistemi formativi hanno fallito, e traendo insegnamento dalle altrui esperienze, possono realizzarsi sistemi formativi a distanza a base locale che coniughino l’esperienza altrui con i contenuti e metodi sviluppati localmente, evitando sprechi di risorse ed investimenti dal basso ritorno. Così la ‘moda’ della FAD diventa una effettiva opportunità di sviluppo dei sistemi formativi, permettendo la crescita di quelle istituzioni che già si occupano di formazione integrando le conoscenze acquisite con le nuove modalità formative. A questo punto cominciano le difficoltà e comincia ad avere senso parlare di standard. Le difficoltà sono dovute alla vastità della materia: tanto tecnologicamente quanto metodologicamente si aprono scenari nei quali è difficile orientarsi; guru delle diverse università e vendors delle più disparate ditte si contendono la verità su come impostare e fare funzionare un sistema didattico, al punto che è obbiettivamente difficile trovare un punto di riferimento che sia base per un giudizio chiaro. Ha senso, a questo punto, parlare di standard perché sono il risultato dell’esperienza maturata da chi già da anni sperimenta queste tecniche e metodologie. Se la formazione a distanza fosse un processo didattico nel quale le conoscenze pregresse dell’istituzione formativa, unite con le nuove tecnologie, fossero necessarie e sufficienti per aver successo, probabilmente non sarebbe nato alcuno standard; ogni soggetto erogatore di formazione avrebbe creato e custodito gelosamente il proprio, come oggi ci si comporta con i modelli didattici ed educativi. La realtà ha dimostrato il contrario. Soprattutto dal punto di vista economico, la realizzazione di materiali didattici e piattaforme di FAD secondo sistemi chiusi e proprietari ha portato ad investimenti eccessivi, non giustificabili con l’apprendimento ottenuto. Dal punto di vista metodologico, i sistemi proprietari obbligano ad un basso livello di riutilizzabilità di quanto creato. Risulta quindi, almeno in prima battuta, relativamente facile decisione l’aderire ad uno standard internazionale piuttosto che sviluppare un proprio modello; vedremo tuttavia che questa operazione non è di semplice realizzazione, richiede investimenti soprattutto in termini di formazione. L’adesione agli standard comporta indubbi vantaggi dal punto di vista della interoperabilità, consente di ‘dare un futuro certo’ a quanto viene creato/sviluppato; esiste un vantaggio non immediatamente percepibile sul quale vorrei soffermarmi, che riguarda il cambiamento indotto nell’istituzione formativa. Non è facile capire e padroneggiare le conoscenze sulla standardizzazione nella FAD: devono essere fatti parecchi distinguo, ci vuole una certa conoscenza, anche tecnica, dei sistemi di formazione; le norme risultano ad una prima analisi complesse, vaste, dalla non chiara applicazione. Dobbiamo tuttavia ricordare che tali norme sono risultate da quel passaggio prima citato da sistemi FAD non ben funzionanti verso sistemi dal risultato più certo; il lavoro fatto nel definire, separare, catalogare il processo di formazione a distanza per poi applicare ai singoli passaggi le norme è di per sé una conoscenza profonda del sistema; questo significa che nello studiare gli standard ed il loro ambito di occupazione si ottiene una conoscenza di sistema utile anche quando non venga applicata in primis la fad nell’istituzione formativa. Ciò può essere utile ben oltre il mondo della fad; allo sguardo attento non possono sfuggire le analogie tra le modalità di progetto / presentazione dei percorsi didattici in diverse regioni e sistemi formativi d’Italia con le modalità di ‘assemblaggio’ dei corsi secondo standard: è facile previsione che gli uni evolvano verso gli altri, dando una specie di ‘vantaggio competitivo’ a chi conosce regole ed impostazioni degli standard. Conoscere l’evoluzione del processo di standardizzazione, gli ambiti e le modalità di applicazione costituisce una base utile per conoscere quanto è stato fatto finora, per evitare gli errori altrui, seguirne i consigli migliori ed evitare di farsi ingannare dai paradossi sulla formazione in rete.

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