Che storia, l'euphorbia...
Che gran cosa, la rete: basta un piccolo spunto e si trovano cose interessantissime.
L'Euphorbia Gibelliana è un'endemismo: una pianta rarissima che si trova solo in poche zone al mondo, in particolare in una ristretta area della Provincia di Torino, in particolare sui crinali compresi tra la bassa Valle di Viù e le valli Ceronda e Casternone, e sui pendii dell'Uja di Calcante, storico belvedere tra le basse valli di Viù e Ala (Valli di Lanzo).
Non avevo mai visto questa pianta, neanche in foto; ne conoscevo però l'esistenza e,
passeggiando da quelle parti, ho
fatto la foto ad una pianta che mi sembrava insolita e, tornato a casa, ho visto che corrispondeva a quelle dell'Euphorbia Gibelliana in rete.
Scopro che vive solo su substrato di rocce ultrabasiche: ecco il perché dei
colori così forti delle rocce in quella zona.
Il riconoscimento della pianta come specie autonoma è stato fatto a fine ‘800, e lo si deve a tale Paolo Peola; non sono riuscito a trovare alcuna informazione nè su di lui, né su come è stata fatta la scoperta; esistono scritti in rete di P. Peola su altri argomenti, spesso relativi all'area piemontese.
Ha una storia antica: nel Cenozoico l'Euphorbia colonizzava l'Europa centrale arrivando fin da noi; nel neozoico si formarono tre specie diverse:
canuti,
insularis, e
gibelliana appunto, che è scampata dalle glaciazioni, ha marcato i propri differenti caratteri... ed è giunta a noi per apparire splendida ai nostri occhi portando bene i suoi 65 milioni di anni.
Il nome volgare è molto bello,
leitasin o
lataiasin, corrisponde ai suoni dei dialetti locali; non ho però trovato conferme su questo termine. E' chiamata anche ‘stella di maggio'. Ha la tipica infiorescenza delle euphorbiaceae: in questo caso un'anonima masserella gialla detta "ciazio”, composta da un fiore femminile centrale circondato da vari fiori maschili; questa infiorescenza è a sua volta attorniata da brattee giallo-verdastre.
Per diffondersi ha bisogno che il seme venga portato a terra: a questo ci pensano le formiche, attratte dalla parte carnosa del seme (
mirmecocoria)
Si chiama Gibelliana perché è stata dedicata al maestro di Peola: Giuseppe Gibelli, un pavese allora direttore dell'orto botanico di Torino, che ho frequentato (l'orto, non il Gibelli) per i miei studi... nel secolo precedente.
Sul Gibelli si trova qualcosa in rete; ciò che più mi ha attratto è la descrizione dello spirito scientifico dell'epoca: penso che gli ultimi vent'anni dell'800 ed i primi del 900 costituiscano un periodo storico interessantissimo sia nella scienza che nell'arte, ci sono
testimonianze fantastiche in giro per Torino.
Tornando alla scienza botanica: si passa in quegli anni da una botanica fatta di erbari e classificazioni ad una botanica di ricerca, più sperimentale; il Gibelli in particolare ha molti collegamenti con scienziati all'estero e si dedica allo studio della fisiologia vegetale e degli elementi nutrizionali delle piante.
Un'indagini sulle malattie del castagno lo porta ad individuare ife fungine intorno alle radici; dapprima pensa siano la causa della malattia, poi scopre che anche i castagni sani le hanno: ciò lo porta a scoprire le interazioni tra piante e funghi che in futuro verranno chiamate micorrize, ed a focalizzare gli studi sulla biologia delle simbiosi.
Le micorrize sono importantissime nello sviluppo delle piante, tanto che la ricerca più avanzata sulla coltivazione di piante sane da tutti i punti di vista passa proprio attraverso di esse.
Così, dopo aver scoperto che a Torino è nata la radio, il cinema, la televisione ed i gianduiotti, le micorrize confermano la vocazione sperimentale di questa città.....
Classificazione botanica dell'Euphorbia Gibelliana:
kingdom:
Plantae
phylum: Magnoliophyta
class: Magnoliopsida
order: Euphorbiales
family: Euphorbiaceae
genus: Euphorbia
species: Euphorbia gibelliana