Questo post è in risposta ad una domanda inserita da (Pane e Vino) su facebook. La domanda è:
Secondo te perchè sul sito delle valli di lanzo nessuno fa discussioni? è solo una vetrina?
Caro Pane e Vino,
la tua domanda sulla non-partecipazione delle persone del gruppo sulle valli di lanzo alla discussione online mi stimola parecchio.
Potenza di questi social network: rintracciando amici e posti del passato riaffiorano questioni che si pensavano ormai superate.
Vedo dal tuo profilo che sei quasi quarantenne, quindi potremmo conoscerci; non conosco però il tuo nome, nè il tuo viso (ricordo ancora: si chiama FACEbook, non DOGbook, o guardachebelpupazzettobook o smackbacinibook).
Come ti ho anticipato, la risposta alla tua domanda forse non ti piacerà: il motivo per cui non c'è partecipazione su facebook alle discussioni è legata alla mancanza in valle del substrato necessario alla discussione.
Facendo le dovute premesse sulla ingiusta generalizzazione di quanto scrivo, sull'esaltazione didascalica della parte più negativa e sull'ovvio punto di vista esclusivamente personale, vado a spiegare meglio.
Conosco le valli di lanzo: sono nato su un tavolo a Pessinetto, ho vissuto l'infanzia a Bracchiello e l'adolescenza di nuovo a Pessinetto, ho conosciuto un sacco di gente, ho avuto un locale pubblico (discoteca) che mi ha permesso di conoscere bene le ex-nuove-leve, o scorazzato per le valli in lungo e in largo, dal ponte del diavolo alla punta della Ciamarella. Sono innamorato di questo pezzo di paradiso.
La vita mi ha poi portato ad essere attivo in altre parti d'Italia, in luoghi di studio (università) e di amministrazione politica (ministeri).
Ho cercato spesso, in tutti i modi possibili, di suscitare un dibattito con un minimo di senso compiuto, di consapevolezza del sè come comunità, tra i miei amici in valle; il dibattito non è mai partito, spesso le mie sono state viste come elucubrazioni romantiche, giochi del pensiero di chi non ha nient'altro da pensare invece di fare qualcosa di serio. Spesso, come nel gruppo Facebook, i discorsi vertevano su come promuovere il turismo e come 'svegliare' le valli in modo da attrarre più persone sugli esempi della valli di Susa, d'Aosta, del Trentino.
Provincialismo, scarsa apertura, visione miope, propensione nulla verso il diverso da sè, autoglorificazione localista e beota: queste le caratteristiche che ho notato grattando appena appena la patina superficiale dei discorsi.
Ammesso e non concesso che così sia, è bene interrogarsi sulle cause di questo atteggiamento così negativo; le ritrovo storicamente nella mancanza di una cultura locale e oggi nell'atteggiamento verso la cultura stessa.
Una qualsiasi ricerca storica sulle valli di lanzo può dimostrare che sono state abitate in modo relativamente tardo rispetto altre parti del Piemonte; e che quindi non ci sia stato un periodo sufficientemente lungo per la genesi un processo culturale profondo. Per mia ignoranza non conosco alcuno dei riferimenti alla storia franco-provenzale della valle; sono collegamenti che ho notato in questi ultimi vent'anni, sarei grato a chiunque possa mettermi al corrente delle fonti relative.
Nonostante la storia relativamente breve alla fine dell'800 - inizi del 900 fu presente una tradizione culturale abbastanza forte attorno a valori che aggregarono tutti i valligiani; una specie di ambiente embrionale per la nascita di una cultura strutturata comune (per esempio come quella Walser). Una cultura certamente contadina, basata sulla terra e sulla stagione, sui valori forti del territorio; corroborata da frequenti incursioni negli ambienti cittadini dove i valligiani spesso prestarono la loro opera con fama di onestà e capacità, fornendo alla storia personaggi illustri; fecondata da feste e ricorrenze per cementare le conoscenze comuni.
Questo brodo di coltura delle nuove menti, questo fermento precursore di ambienti culturali fecondi per le nuove generazioni si è perso, è andato distrutto; ne rimane traccia in qualche tradizione, in qualche ricordo; in ogni caso traccia sterile che non genera altre tradizioni; è un dato di fatto che nelle feste popolari si cerca di ripresentare valori antichi, ma non ho visto tentativi di 'creare' nuovi approcci e stimoli che diventeranno un giorno tradizioni; il 'motore culturale' si è spento.
Perchè? Perchè un insieme di persone sane, intelligenti, che vive in un posto bellissimo, con un passato potente lascia morire la capacità di comunicazione critica, la costruzione di un ambiente comune, la tensione e lo sforzo a costruire comunità, che poi è ciò che sta dietro all'intervento nei gruppi di discussione di cui alla tua domanda?
La mia risposta è che le valli si sono bevute il cervello.
Non ricordo in quale testo sulle valli (magari qualcuno mi può aiutare) viene riportato il 'flagello' della grappa; ricordo però che il fenomeno veniva segnalato, con rabbia da parte dell'autore, verso l'inizio del 900. Veniva approfondito il decadimento intellettuale, il venir meno dell'impegno personale, lo stato di incuria morale in cui cadevano alcune persone, inebetite dal miracolo chimico delle reazioni neuronali alcooliche che vedevano (e vedono) in una temporanea ebete euforia la cura contro le difficoltà della vita, il dolce modo di sfuggire ai fastidiosi impegni.
Come chiunque sa, non è certo limitato all'inizio del secolo il fenomeno; ma è da quel punto che, secondo me, è da imputare la decadenza della civiltà e della cultura valligiana. Quant'è passato da allora? due, tre, forse quattro generazioni? Eppure si è incistata una malsana cultura del bere un tempo sconosciuta, o meglio un tempo confinata e ora dilagante. Attraverso queste generazioni ora c'è la 'consapevolezza' che una 'ciucca' ogni tanto non è cosa grave, anzi è il modo di divertirsi; quante volte ho sentito dire che non esiste una festa senza alcol, e che bella festa è stata quella in cui tutti sono usciti a quattro zampe...
Vorrei chiarire che non penso di essere un fondamentalista: adoro la freschezza della birra, mi piace crogiolarmi nei colori e nei sapori del vino e penso che esistano poche cose al mondo più buone e sagge di una buona grappa a fine pasto; ma mi rendo anche conto che il loro sano dosaggio fa parte del godimento.
Questa subcultura alcolica ha prodotto alcuni effetti deleteri:
- non esiste più il vecchio saggio. Ne ho cercati in valle; non ne ho trovati, probabilmente la ricerca è stata sfortunata. Quello che ho trovato sono state persone anziane, note e famose nel paese o nella frazione, tipicamente beoni incalliti, personaggi Jekill/Hide a seconda del tasso alcolemico.
- non esistono luoghi di discussione isistuzionalizzati. In altre valli e paesi ci sono luoghi comuni ad essa dedicati, specie di laici oratori per l'incontro e la crescita comune; qui non ce ne sono (c'erano le cooperative... sono diventati solo bar) , ci si ritrova al bar.... a bere. La chiesa ha smesso di avere un influsso sui comportamenti delle persone, e tantomeno ha mai provocato dibattito.
- i giovani più deboli cadono presto nella china dell'alcol; dove non ci siano stimoli culturali, l'effimera ebbrezza alcolica è meglio del grigiore quotidiano. A volte si cade in sostanze che diano ua botta più forte dell'alcol. I giovani forti se ne vanno, perchè qui non si può crescere, non c'è occasione culturale per poter dimostrare il proprio valore.
- la cultura televisiva soppianta quella locale; in mancanza di appigli forti, le menti delle persone vengono obnubilate dalle lunghe sere davanti alla televisione, le poche occasioni di uscita che l'ambiente montano offre ne sono complici. E tutti sappiamo quale marciume ci sia mediamente in televisione.
- Grazie al cielo c'è la rete, e qualcuno sembra alzare la testa sopra alla nebbia... Ma si assiste ad uno strano fenomeno che tu mi segnali: molti guardano e pochi partecipano. Il fenomeno è molto conosciuto in rete, per gli americani si chiamano 'lurker' (potremmo chiamarli guardoni) quelli che si comportano così; denotano, in una comunità, le persone più deboli e meno motivate. Anche in questo caso, il piccolo 'stordimento' di vedere visi e leggere cose conosciute è sufficiente a intrattenere le persone che non fanno lo sforzo per intervenire, per il quale dovrebbero metterci la faccia e rischiare col proprio nome. ci sono lodevoli eccezioni.
Sull'effetiva presenza della cultura alcoolica... leggetevi solo i titoli di alcuni dei gruppi, pagine o fan a cui si associano quelli del gruppo valli di lanzo su facebook... (quiz: che tipo di ubriaco sei? Gruppo: Bere non è la risposta. Ma bevendo ti dimentichi la domanda)
Questa è la mia tesi; ancora oggi quando incontro amici delle valli che mi vengono incontro con il bicchiere in mano, l'occhio a mezz'asta e la voce strascicata... mi viene da abbracciarli e stringerli, perchè sono amici, ma mi viene pure da piangere sulle mie valli e battere i pugni contro qualsiasi cosa che abbia generato questo, e urlare al mondo il mio dolore perchè tanta intelligenza viene triturata a morte.
Ciononostante, non dispero. Prima o poi tornerò ad abitare e vivere le mie valli e penso che quei giganti che ci circondano, quei monti che ci hanno dato vita e forza per tanti secoli, sapranno insegnarci ancora qualcosa. Penso che stia nascendo una nuova coscienza nei confronti dell'ambiente e della natura che ci aiuta ad essere più saggi; penso che altre famiglie, come la mia, sappiano insegnare ai figli come si assaggia un vino e come è fatta una buona grappa mettendoli in guardia come quando ad un bambino si insegna quant'è utile e come taglia bene un coltello affilato. E sappiano riconoscere la bestia negli occhi del figlio che strascica stranamente la voce, e si adoperino da subito per estirparla.
Le tecnologie, i trasporti, la nuova sensibilità ecologica vanno tutte nella direzione positiva per chi ha deciso di respirare le valli tutti i giorni; per questo penso che dopo gli anni del declino verranno gli anni della crescita, gli anni in cui le tradizioni non si seguono, si creano. Questo può nascere solo dalla consapevolezza che qualcosa è andato storto, prima, e che ora c'è da lavorare per crescere.
Subito.